mercoledì 20 ottobre 2010

Da "L' ETERNO RITORNO" - Un incontro




Un incontro

Mentre camminavo su verso la torre di Federico II, a due passi da casa mia, cercando conforto nella vista che da lassù avrei avuto, ho sentito una voce.

- Beato lei che cammina così bene! –

Ho guardato in alto lungo la scalinata e ho visto un ometto minuscolo dai capelli bianchissimi, seduto sul bordo della scalinata.

Quando qualcuno mi apostrofa così all’ improvviso, di solito, ho immediato un moto d’ira. Scatto dentro di me, pronto a rispondere in malo modo.

Ma quando ho vista l’aria mite del vecchio, subito mi sono placato.

Se ne stava lì beatamente seduto sul ciglio con le gambe accavallate fumando la sua pipa.

I suoi occhi non erano tristi. E questo mi ha fatto gridare – Finalmente! – giù nel profondo dell’intestino.

- Lei deve avere un bel cuore per fare tutte queste scale così a passo svelto – ha continuato.

- Non creda…non è tutto oro quello che luccica – ho risposto – Anch’io ho avuto i miei problemi…ora va un po’ meglio. Grazie a Dio –

- E’ bello su, alla torre. Vale la pena di salirci. Specialmente se si è tristi – e mi ha guardato diritto negli occhi.

- Sì, da lassù c’è una bella vista. L’animo si rasserena…viene anche Lei? – gli ho domandato.

- Sì, sì. Ma con calma. Sa, quando si è vecchi il tempo è sempre meno. Lo senti che diminuisce ogni giorno. Però quel poco che hai te lo godi, cerchi di amministrarlo bene…non ho fretta. Piano piano anch’io ci andrò…Non mi aspetta nessuno. Perché dovrei avere fretta? –

Non ho saputo che rispondere. Perciò ho taciuto e mi sono limitato a guardarlo nei suoi occhi acquosi .

- Beh! Allora ci vediamo su…poi…fra un po’ ? –

- Ci vediamo poi… – mi ha sorriso mostrando dei denti candidi.

Ho continuato ad arrampicarmi verso l’alto. E quando ci sono arrivato, subito mi sono sentito meglio.

C’era il suono dell’estate lassù. C’era il profumo dell’erba di maggio lassù. E c’era il sole sulla pelle, che ti dice - sei vivo finalmente! -

Ho guardato lungo la valle, che appariva tra i rami dei gelsi. Tutto brillava sotto il sole di mezzogiorno. Sotto una coperta turchina si stendeva la vallata intera con i suoi paesi, le sue strade, con il suo verde acceso cullato dai raggi di un sole alto nel cielo.

In lontananza emergevano tra leggera foschia gli Appennini.

- Quanto avrà modificato nei secoli questo paesaggio la mano dell’uomo? – mi sono chiesto.

Ma sinceramente non ho saputo che risposta darmi.

Mi sono addormentato appoggiandomi al muretto, all’ ombra di un grande gelso facendo finta di leggere un libro.

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Quando ho riaperto gli occhi il sole era sempre alto e la mia pelle arrossata. Ero completamente alla luce del sole.

Mi sono guardato intorno e prima di tutto, d’ istinto, ho cercato la figura del vecchio. Ma non c’ era. Forse se n’era già andato.

Sono sceso giù per la scalinata, sperando di ritrovarlo lì dov’era prima seduto.

Non v’era più.

Eppure nell’ aria mossa da un refolo caldo di vento pomeridiano mi è sembrato di sentire l’odore della sua pipa.

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