giovedì 18 aprile 2013

Questo è il paese dell’acqua



Questo è il paese dell’acqua. Una volta c’era il sole e la gente rideva. Ora non più.
Ora piove.
Piove.
Piove tutti i giorni. Piove e la gente non ride più. Hanno facce tristi e depresse. Senza colore. Forse anche senza odore.
E piove.
E’ maggio e piove.
Vorrei vivere in un paese dove non si debba mai lavorare. Dove la radice della parola lavoro, labor, è sconosciuta. Dove c’è sempre gioia e la carne non si disfa. Dove si muoia circondati da gioia come quando si nasce.
Piove.
Leggo “Libero”  l’unico giornale veramente di sinistra anche se è di destra.
Leggo “Libero” fra una tazza di caffè e l’altra, alla libreria Edison di piazza della Repubblica e guardo fuori la pioggia.
Ma che mese è? Che anno è? Che stagione è?
C’è una gran confusione in giro. Piero Fassino, sindaco di Torino, celebrerà il matrimonio di un ex brigatista. “Libero” lo critica. E perché un ex brigatista non ha il diritto di sposarsi? Ha ucciso è vero. Teniamolo in galera allora. Ma perché non dovrebbe sposarsi?
Monti dà i soldi alle imprese che avanzano crediti dallo Stato. Vanteranno una certificazione e potranno chiedere liquidità alla banca.
Ma sarà una liquidità pro-soluto o pro-solvendo? domanda un imprenditore. Bella domanda…quale sarà la soluzione?
Ho bisogno di un altro caffè.
Il PDL è allo sbando.
Decido per un cappuccino. Il barista mi dice che la libreria Edison chiuderà. Vi aprirà, si dice, un negozio di Abercrombie & Fitch.
- Ma non erano finiti i tempi del Global? Non si parlava ora di Glocalizing? – gli rispondo
- Forse il meccanismo non è ancora perfetto ed il Global è ancora più trendy che il Local in questo paese della pioggia dove ormai i cittadini non ridono più. E’ un paese senza umanesimo. Un paese di vecchi disumani al potere, dove i giovani vengono condannati a una vita senza futuro perché i vecchioni del potere glielo succhiano via dalla loro vita inutile – mi risponde
Tu sei laureato?– gli domando
Sì. In filosofia -

* * *

Ritorno al mio tavolo con il cappuccino e penso che vorrei innamorarmi ma vorrei innamorarmi di una ragazza giovane e vorrei che anche lei si innamorasse di me.
Bevo un sorso. La mente è più chiara. Per questo sono solo: non riesco ad innamorarmi di nessuna donna della mia età e nessuna ragazza giovane si innamora di me.
Le donne della mia età non le voglio. Con le loro rughe e i segni del tempo mi gettano in faccia la mia vecchiaia. Sono uno specchio della carne. Non mi piace guardarmi in quello specchio. Non voglio guardare in quello specchio la mia carne in decomposizione.

Ieri una signora giapponese al mio ufficio marketing ha voluto farsi una foto con me.

-          Bello! Bello! – diceva guardando la foto e non me

Ultimamente non mi piaccio. Mi odio. Sono ingrassato a causa della malattia. Non mi piaccio. Ma in quella foto ammetto che non ero male sebbene sempre troppo grasso ai miei occhi.

Poi però la signora giapponese ha visto una mia foto del 2006. Mi ha guardato. Ha guardato la foto. Mi ha guardato di nuovo e ha guardato di nuovo la foto.

-          Tu sei quello? – mi ha chiesto
-          Sì – ho risposto – nel 2006
-          Quale preferisce – ha domandato una collega – quello del 2006 o quello di oggi?

La signora giapponese ha taciuto un po’ delusa da quello presente e infatuata di quello del 2006.

-          Belli! Belli tutt’ e due! – ha concluso salomonicamente
-          Io preferisco quello di ora – ha detto la collega

* * *


Smetto di leggere il giornale. Accendo il notebook e vado sul muro di Facebook. Un’amica vi ha scritto:

Uno dei momenti più intensi della nostra – e altrui vita è quando la pupilla diventa calamita

Penso che davvero mi manca quel momento in cui gli occhi diventano una calamita alla quale non puoi più sfuggire. E gli occhi diventano il centro del mondo. E la tua testa gira. E il mondo attorno svanisce. E non vedi che quegli occhi. Occhi grandi. Occhi mondo. Occhi inferno. Occhi paradiso.
Con quegli occhi potrei vincere questa pioggia. Lo so. Con quegli occhi potrei ritrovare la felicità e riconquistare il mondo. Potrei trovare la via di casa come Ulisse e uscire da questo perenne viaggio che non porta da nessuna parte.
Una vita senza via d’uscita.
Spero solo che la pena faccia parte del processo redentivo.

* * *

Da Alessandro, il mio parrucchiere, due giorni fa ho visto però una bella donna sulla cinquantina. Brasiliana. Aveva lo sguardo giovane. Lo sguardo di una che pensa al futuro e mai al passato. Ecco quello sguardo poteva interessarmi.

-          E’ single – mi ha detto Alessandro
-          Io sono aperto a tutto – gli ho risposto
-          Si dice che fosse una ballerina di night ma è stata la madre migliore del mondo
-          A volte si fanno dei lavori che non si vorrebbero fare ma non significa che si è quel lavoro
-          Pensa che ha cominciato a venire da me quando io lavoravo da ragazzo di bottega molto prima che mi mettessi in proprio. Veniva con certe minigonne…non so proprio come non ho fatto a diventare cieco…

Quello sguardo verso il futuro non lo posso dimenticare. Quando rideva era un po’ volgare. L’ho sentita ridere con quel modo da battona. E quello mi ha eccitato. Le donne volgari mi hanno sempre fatto paura ma mi hanno sempre eccitato.
Le donne volgari sono indipendenti e difficili da controllare. Sono un po’ maschie.
Forse per quello mi fanno paura.
Mi piacerebbe parlarle. Mi piacerebbe carpirle l’incorporeo che sta a fondamento di lei.
Se afferri l’incorporeo afferri tutta la persona. La domini. La “vincoli” avrebbe detto Giordano Bruno.

Sono sicuro che anche lei sente il tempo che passa e lo soffre.
Una donna lo soffre più di un uomo.
Ma il suo sguardo mirava al futuro però. Lo ricordo bene. Non era lo sguardo di chi guarda indietro nostalgico. Ci vuole uno sguardo così per vincere questa pioggia e il dolore che si porta dietro.

Quando nel passato ero attratto da una donna pensavo sempre e solo a ficcarmela.
Ora invece no. Ora penso a quello sguardo rivolto al futuro. Forse è un modo più sofisticato e raffinato che solo l’età ti concede per distacco dalla tempesta ormonale che ti rende animale in gioventù.

Mi è rimasto il desiderio di guardarli da vicino quegli occhi senza passato e quel desiderio si è confuso con la pioggia che cadeva fuori oltre le ampie vetrine che danno sulla piazza. E senza una risposta ha continuato fino a svanire liquido e definitivamente, quasi fosse un essere mai nato perché ciò-che-non-è non abbia mai causa.

domenica 14 aprile 2013

(Microriflessione): El Diablo




Adelante! Adelante!
C’è un nuomo al volante
Ha due occhi che sembra un diavolo!
Adelante! Adelante!

Il diavolo appare.
Sembra il bene. Sembra il nuovo. Promette successo. Promette un cambio.
Promette.
Questo è il problema. Ti seduce con le promesse.
Il diavolo fa gli schemi. Ordina regole. Ma valgono sempre per gli altri e mai per se stesso.
Nel Movimento Cinque Demoni i condannati sono ineleggibili, ma lui, El Diablo, pur condannato per omicidio colposo, lui è eleggibile.

-         I Dieci Saggi hanno partorito un topolino

Se El Diablo non ce lo avesse sussurrato nell’anima nostra sempre in vendita al miglior offerente non l’avremmo certamente capito.
La funzione del diavolo è illuminare l’ovvio. L’ovvio è opaco e il diavolo è un grande illuminatore dell’opacità che regna in questo mondo.

-         Ma tu Diablo che hai partorito?
-         Mierda – risponde – sterco. Il mio sterco. E’ famoso lo sterco di Satana, no?

Hai l’occhio del diavolo, hai riccioli demoniaci, hai gli occhi infocati del diavolo e sempre incazzato con il mondo come un diavolo. Hai la natura del diavolo.

Io sono una parte di quella forza che vuole costantemente il male e opera apparentemente il bene

sabato 13 aprile 2013

(Microstoria) La resa del nano Brodolone



Nano Brodolone viveva a Palazzo Criminale. Lo chiamavano "nano" sebbene poi tanto nano non fosse. Ma l'appellativo gli derivava dal fatto che si diceva fosse figlio illegittimo di un altro ben noto nano della storia ignominiosa del martoriato Bel Paese che dai tempi di Machiavelli e Guicciardini non conosceva requie.
Si diceva che fosse figlio illegittimo del nano che fuggì al Sud alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
L'illegittimità doveva ben essergli rimasta nel sangue visto che aveva preso a perpetuare illegittime soluzioni di governo e bizzarre soluzioni politiche.
L'ultima sua creatura era stato un inutile consiglio di Dieci Saggi, che avrebbe dovuto portare a soluzione una crisi secolare di mancanza di governi stabili e fosse pure capace di fare del Bel Paese davvero un Bel Paese.
I dieci saggi erano vecchi come vecchio era Nano Brodolone.
Tutti in quei palazzi erano vecchi e privi di ormoni e tuttavia si ostinavano a partorire idee che avrebbero dovuto cambiare il paese. Ma inutilmente.
I Dieci saggi presto si rivelarono pasticcioni ed assolutamente inutili.
S riunivano sempre ma sempre ma senza costrutto. La vecchiaia è sterile.Non ha più la forza di osare. Non ha più l'ingenua freschezza della gioventù.
Alla fin fine anche Nano Brodolone incacchiato esclamò: 

- Solo de la colaboración entre los partidos puede salir el nuevo Gobierno que el país necesita urgentemente

Si rese conto che era tempo di succedere

- Será mi sucesor quien deberá sacar las conclusiones

Anche i Dieci Saggi, che proprio stupidi non erano, avevano fin da subito intuito che quella sarebbe stata la conclusione. Tuttavia pur di aver l'incarico avevano finto di crederci.
La paga era alta. L'esposizione ai media assicurata. E il titolo di Saggio in fondo lusingava.
E dopo gran consigli e riunioni i Dieci Primati del Paese partoriron gran conclusioni:

1)      que el Senado se convierta en una especie de cámara autonómica, que el número de diputados se reduzca de 630 a 480 y el de senadores de 315 a 120, que la ley electoral se sustituya por otra inspirada en el modelo alemán, el español o tal vez en uno mixto
2)      una reforma fiscal, por potenciar el turismo y por valorar como se merece el inmenso –y a menudo muy descuidado—patrimonio cultural 
3)      que la financiación de los partidos políticos no se puede eliminar del todo –como propone el Movimiento 5 Estrellas 
4)      la falta de trabajo es el principal problema de Italia, y alarmantes los índices de pobreza

El Nano Brodolone aveva capito. Aveva capito che era meglio batter ritirata. E come il suo augusto progenitor si accingeva a salpar di notte per il Sud





domenica 7 aprile 2013

(Microracconto) Io mi chiamo M.



Io sono il Professor M. In Italiano M. è ambiguo E poi Nomen Omen.
M. mi ha ossessionato tutta la vita. Io vengo da un’importante famiglia milanese. I signori M. Che però non significa Milano. A scuola tutti mi prendevano in giro perché mi chiamo M. Anche mio padre lo prendevano in giro perché si chiamava M. E anche mio nonno e il nonno del mio nonno…Insomma noi siamo proprio una famiglia di M.
Mio padre parlava tre lingue. Io parlo italiano ma capisco solo l’inglese.
Io ho la stessa età di Mick Jagger ma sembro suo nonno. Sarà per l’effetto M. che mi porto addosso?
Noi a Milano abbiamo una casa grande. Ora ho comprato anche delle ville. Eppoi mi sono insediato alla Bocconi.
Ma non mi bastava. Noi M. dilaghiamo. Abbiamo bisogno di stenderci dovunque. Siamo fluidi quasi diarroici. E allora i fratelli della loggia M. mi hanno messo a Palazzo Grigi. Nel centro di Roma. Avevo bisogno di invadere. Invadere. Spandermi dovunque. Appestare.
A palazzo Grigi faccio il primo ministro. Il lavoro più consono per noi M.
O meglio, lì faccio il fantoccio. Faccio quello che i fratelli della loggia M. mi dicono di fare. Noi M. non pensiamo. Noi M. obbediamo e ci espandiamo.
Però guadagno tanto.
Ho studiato alla contea di Nottingham. Lì sono diventato professore di economia.
Ho imparato a prendere, prendere e prendere. Nella famiglia M. quanto più prendi più espelli. E’ nella nostra natura.
Si dice che c’è gente che si uccide perché li avrei ridotti in mutande. Mi dispiace. Non posso farci niente. Io sono il signor M. Nomen Omen.
Dove passo io nemmeno l’erba cresce più.
Non ricordo ma mi pare che a scuola mi avessero insegnato che c’era un altro, che dove passava lui non cresceva più l’erba. Non ricordo il nome. Ma di sicuro non cominciava per M.