domenica 17 ottobre 2010

Da "L' ETERNO RITORNO" - Scopro la verità su Angelika


Il libro è ordinabile a Akkuaria editore: veraambra@akkuaria.com

Da "L' ETERNO RITORNO" - Scopro la verità su Angelika

Erano anni che non venivo a Vienna. Anni. L’ultima volta c’ero stato con Angelika, quando abbiamo lasciato la città in ambulanza. Angelika era stata ricoverata all’ ospedale, per un problema alla spina dorsale. Doveva essere operata. Ma non a Vienna. Voleva andare ad Innsbruck, la sua città natale, da cui era venuta via (in un certo senso la sua prima fuga) tanti anni fa.

E quella fu l’ultima volta, l’ultima volta in questa città che ho amato tanto, ma ho così poco conosciuto.

Ero con lei. E ora ci ritorno senza di lei. E’ passato tanto tempo da allora. Più di cinque anni.

Appena arrivato al Suedbannhof ho preso un taxi. Avevo fissato un appuntamento per telefono con Sigrid al Café Standard in Margaretenstrasse angolo con Straussengasse.

Appena entrato, non so perché ma ho individuato Sigrid immediatamente. Era quasi identica all’infermiera del Vitarium dell’hotel Gmachl di Salisburgo. Capelli lunghi neri, che le scendevano morbidi sulle spalle. Leggermente crespi. Occhi belli, verdi. Volto di porcellana, pallido ma dai caratteri duri. Severi. Alta un metro e settanta circa, vedendola così seduta. Sicuramente un bel corpo. Indossava un paio di jeans, con stivali alti. Aveva le spalle coperte da un poncio verde con tramature multicolarate. Stava seduta davanti ad un melange e fumava una sigaretta. Aveva più l’aria di un’ ungherese che di un’austriaca.

Sul tavolino ho notato dei libri ed un quaderno con degli appunti.

Non so come avevo fatto ma avevo subito capito che era lei, Sigrid.

Sebbene non possa dire per quale motivo, l’avevo però sempre immaginata con i capelli rossi. Ma invece quando sono entrato nel caffè Standard mi son subito detto che quella lì con i capelli neri era Sigrid.

Il Cafè non era nulla di speciale, almeno a prima vista. La mobilia non era particolarmente antica e l’ambiente non era particolarmente curato. Ma ho sentito che vi era un’atmosfera particolare. Qualcosa di indefinito. Qualcosa che ti fa rimanere e non desiderare di andartene.

Ho notato subito che lì erano quasi tutte donne. Anche il personale. E tutte avevano un’ aria molto maschile. C’era una cameriera ad esempio, una ragazzina sui vent’ anni che se non fosse stato per i seni evidenti che premevano piuttosto robusti sulla camicetta bianca l’avrei di certo presa per un ragazzo. Alta sul metro e sessantacinque, capelli corti neri, con un taglio piuttosto all’antica, che si muoveva fra i tavoli come un maschio. Dietro il bar ho visto una lunga bandiera a strisce con i colori dell’arcobaleno campeggiare sulle teste dei barman, che questa volta erano uomini però.

- Sigrid? Sigrid W.? - domandai

- Ja, natuerlich! Herr. U.? [1]

- Ja, Ich bin’s ![2]

- Ha fatto un buon viaggio Herr U. ? –

- Sì ottimo. Ma sei ore in treno per me sono davvero troppe. Sono più che stanco direi irritato, annoiato, confuso. –

- Si prenda un buon caffè intanto. Vuole anche un pezzo di torta? –

- No grazie. Solo un caffè –

Ci siamo guardati per un attimo negli occhi. Anche i suoi mi parevano non particolarmente felici. Sarà perché dentro di me mi portavo un senso di gelosia dopo quello che avevo saputo all’ Hotel Gmachl, ma il suo modo diretto di iniziare la conversazione con quel suo tono duro, quasi insultante tipico dei tedeschi più che degli austriaci mi disturbava.

- Lei immagina perché sono qui. No? – le ho domandato adottando il suo stesso tono.

- Sì, sì immagino…- mi ha risposto cauta come se aspettasse quella domanda da sempre.

- Io vorrei sapere come è morta. Come si può morire così. Come se si fosse vivi. Rimanere come se la morte non ci avesse toccati…-

Sigrid mi ha guardato. Ha tirato dalla sigaretta e poi fatto uscire una nuvola di fumo dalla sua bocca carnosa. Per un attimo ha puntato diritti i suoi occhi nei miei. E io li sentiti penetrare dentro, come un ago. Poi li ha riabbassati e piegato la sua testa come se un peso le fosse sopravvenuto. Ho visto i suoi occhi verdi cambiare colore.

- Sicherlich, mangeln Sie, Herr U., an latentem Wissen um das unheilvolle Wirken Satans.[3]

- Wie Bitte!? [4]– forse non avevo ben capito il tedesco...in fondo non sempre capisco tutto.

- Ja, genau. Sie haben gut verstanden ... Sie war besessen. Haben Sie das nicht gewusst?[5]

Io non potevo rispondere. La mia testa era completamente confusa e girava. Besessene?[6]

- Ma che dice, Sigrid…Angelika besessen...[7]-

- Herr. U. Angelika era in cura da uno psichiatra, lo sapeva? La sua famiglia l’aveva costretta ad andarci. Suo padre soprattutto. L’ “Orso” come Lei Herr U. lo chiamava. Angelika me l’ha raccontato… - Qui Sigrid ha abbozzato un sorriso e per la prima volta ho capito perché Angelika si fosse innamorata di lei. Aveva un sorriso nervoso ma elegante come la sua voce. Le sue labbra carnose, e con gelosia ho pensato “carnose”, si stiravano con una contenuta moderazione, quasi temesse che sorridere fosse una cosa indecente. In Angelika il senso del peccato aveva sempre esercitato una forte attrazione. Sicuramente questo l’aveva attratta. Angelika era piena di tabu, che poi si trasformavano in una forte carica sessuale che la eccitavano.

-Lei non ci voleva andare – ha ripreso - E sa perché? Perché lei Herr U. le aveva detto di opporsi. Le aveva detto di non ascoltare la sua famiglia e di non mettersi in cura da nessun medico. E lei non ci voleva andare davvero. Però ha capito alla fine che dentro di lei qualcosa c’era. E allora un giorno disperata ha ceduto ed è andata da uno psichiatra…e ha avuto ragione Lei Herr U. da quel giorno è cominciata la decadenza di Angelika. L’anima di Angelika era un’anima incrociata. I medici non potevano fare nulla e lei l’aveva capito Herr U. l’anima incrociata soffre doppiamente rispetto alle altre anime perché la sua capacità di soffrire è doppia, tripla, rispetta ad un’anima semplice e la tentazione dei demoni è più forte, perché non uno ma sette demoni la abitano –

La mia pelle si era accapponata.

Ma lei parlava di Angelika? La mia Angelika? L’anima incrociata, i demoni…ma che diceva quella donna?

Mi sono guardato attorno. Sentivo una gran confusione dentro. Avevo bisogno di aria. Respiravo a fatica. Quel caffè cominciava a soffocarmi.

Di nuovo i miei occhi hanno incontrato quelli di Sigrid. Ma non vedevo Sigrid. Era sfocata ed è subito scomparsa. Vedevo oltre Sigrid. E oltre, dietro la sua testa, c’era un quadro dai colori cupi. Dominava un rosso sangue su di uno sfondo nero. Da sopra una roccia una specie di donna, quasi fosse stata una serpe completamente nuda dai fianchi in su, allungava, fino allo spasimo, un molle collo candido come la neve per baciare un uomo nudo, dalle fattezze michelangiolesche, che si abbandonava fra le braccia di quella donna vampiro i cui seni ricadevano pieni e pesi sul petto dell’uomo. L’uomo sotto l’effetto del bacio aveva reclinato il capo e tutto il movimento del corpo cadeva all’indietro. L’uomo era inginocchiato a terra per la forza di quel bacio che gli toglieva la vita. Le due bocche erano congiunte in modo così veemente e quasi pareva che dall’alto la donna serpente avesse risucchiato l’anima dell’uomo, ormai senza più forza. L’uomo alzava il braccio destro in cerca disperato di aiuto, forse per il dolore che gli provocava lo sradicamento della sua anima.

- Il suo senso di solitudine, disperazione e mancanza di senso erano inimmaginabili – riprese Sigrid

- L’odore di Angelika mi ha attratto, il calore e la morbidezza della sua pelle mi hanno definitivamente fatto perdere la testa. Il suo odore al solo respirarlo mi faceva aprire l’anima e mi riempiva di gioia e quella sua sofferenza aumentava il suo odore: l’odore di quel corpo morbido come il burro e biondo come la birra…-

Non l’ho neanche fatta finire. Mi sono alzato in piedi e le ho mollato un schiaffo. Come poteva pronunciare anche lei quelle stesse parole che io usavo sempre con Angelika.

Ma chi era quella Sigrid? Come poteva parlare e usare le mie stesse parole?


[1] Sì, certo signor U.?

[2] Sì, sono io!

[3] Sicuramente, Lei signor U., lei ha una conoscenza piuttosto latente degli effetti funesti di Satana

[4] Come?

[5] Sì, lei ha capito bene…lei era posseduta. Non lo sapeva?

[6] Posseduta?

[7] Angelika posseduta?

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