venerdì 9 luglio 2010

Eclipse un film di David Slade


Il film inizia subito in bello stile horror, come ci si aspetta da un bel film horror. Da subito sembra aver grosse carte da giocare. Ma da subito s’inceppa con una storia d’amore, talora anche risibile, fra una ragazza che vuole essere vampiro, per amore di un vampiro feroce sul campo di battaglia ma assai pudico a letto (poco convincente tra l’altro la prova di Robert Pattinson sia nel ruolo di combattente, troppo bello per essere feroce, sia nel ruolo di pudico amante, troppo poco espressivo nei monologhi: un legno direi).
La storia d’amore in effetti per tutto il film è una zavorra, melensa e appiccicosa, che rallenta l’azione serrata e godibile, in qualche caso anche capace di dare brividi e attrarre.
La trama si svolge tra scene di violenze e combattimenti sanguinosi e la perpetua ed onnipresente ideologia della bella famiglia americana, con il perbenismo del padre e la sdolcinatezza di un rapporto non facile con la madre lontana, ficcati a forza nella trama del film in ossequio ai comandamenti di Hollywood.
Parallelo al mondo di Forks, il territorio dei Cullen, un altro mondo si fa strada: quello dei NeoNati: vampiri da poco trasformati, assetati di sangue, violenti e indomabili. E’ un mondo quello dei vampiri che corre parallelo a quello degli umani che vivono presuntuosamente inconsapevoli di quel mondo parallelo, terribile e potente, che li accompagna passo passo nella loro vita quotidiana. I vampiri stanno creando una realtà parallela, succhiando lentamente la vita a quello reale, inconscio di quanto l’altra realtà sia potente e violenta.
Non c’è in fondo un parallelo, netto, con le nostre angosce ed incubi quotidiani? Che spesso sono più potenti e forti delle nostre stesse vite?

Alla fine, sarei tentato di dire che questo film è una cavolata, ma mi trattengono i milioni di persone che hanno seguito e seguono la saga sia al cinema che su carta stampata. E allora è chiaro che milioni di persone che apprezzano questa saga, un fenomeno sociale da non sottovalutare, non potranno di certo essere più stupidi di una sola persona a cui per sua sventura capita di non gradire troppo la pellicola.
Diciamo allora che è un film per teenagers, i quali forse hanno una struttura più fresca e semplice di quella di un adulto un po’ troppo smaliziato nei gusti ed incapace di godere un film dalla tramatura elementare e poco complessa nei concetti.
Certo non un film per chi ha un minimo di aspettativa.

sabato 3 luglio 2010

PORNOSOFIA un libro di Simone Regazzoni



E’ recentemente uscito per Ponte alle Grazie il libro di Simone Regazzoni, “Pornosofia”, che ha il grande merito di riportare (almeno in Italia) la filosofia a parlare di temi popolari e quotidiani. Di farla uscire dall’ ambito accademico e farla scendere per le strade.
Il libro prende in analisi il mondo/fenomeno del porno come prenderebbe in analisi un qualsiasi tema che parlasse di ontologia. E questo è un merito.
Altro merito è il coraggio di questo giovane filosofo che per aver scritto siffatto libro pare che abbia perso il posto di lavoro all’ Università Cattolica di Milano (almeno da quello che si legge).
Rischiare il proprio lavoro davanti all’esigenza di fare le cose che uno ama è qualcosa che non deve passare in nessun modo inosservato.
Maxima reverentia debetur a chi si propone di svecchiare questo paese dai dinosauri che ancora (sic!) lo popolano e lo governano…

Ma venendo in medias res, alla lettura del libro di Regazzoni, devo dire che leggendolo mi è sorta l’eterna e banale domanda: ma il porno è di destra o sinistra?
Il porno è azione è numero è moltiplicazione del numero e dell’azione…è soprattutto godimento. Non è il godimento l’essenza stessa del capitalismo? Dunque è di destra?
Vediamo.
La data di inizio del porno, come ci informa Regazzoni, è in piena era capitalista: 12 giugno 1972 giorno in cui si inizia a proiettare il famoso film Deep Throath di Gerard Damiano.
Certo, capisco il senso di novità per il filosofo (Regazzoni) che dall’alto dell’empireo si cala nei visceri dell’inferno, ma in che è sorpreso chi nell’inferno abita? Eventualmente nel vedere che c’è qualcuno che dal paradiso preferisce scendere all’inferno. E certo “Pornosofia” è una bella parola. Anche Marketing è una bella parola, ma alla fine la sostanza del marketing è vendere. O vendi o vai a casa.
Così per la Pornosofia, o parli di pompe, fiche, cazzi, trombate o rischi di parlare di qualcosa che non esiste. Rischi di sublimare ciò che non è subliminabile. E’ un rischio che costantemente corre pagina dopo pagina l’autore. Anche perché il porno non è l’ erotismo. L’erotismo per sua natura tende ad adombrare le situazioni, ad accennarle. E’ un linguaggio più complesso ed anche artistico talora. Tinto Brass a parte, non facevano forse erotismo grandi scrittori come Kawabata, Tanizaki e Anais Nin?
Se nell’erotismo c’è una preoccupazione estetica e di linguaggio, nel porno c’è solo una preoccupazione di quantità. Il porno fa vedere le cose come sono è vero, ma le ingigantisce, mostrando vulve aperte, peni in primo piano, amplessi in posizioni parossistiche ed estreme. Il porno è un fatto commerciale che esiste e sussiste perché c’è un mercato, quello del piacere, che è stato legalizzato perché la società entro cui il porno trova la sua realizzazione ontica lo ammette, per cui anche l’essere puttana trova un suo statuto, un valore commisurato alle possibilità di monetizzare pari a qualsiasi altra affermazione di successo, come l’ essere una D’Addario, un calciatore di serie A, una velina, un partecipante ad un reality show, uno chiunque che grida come un ossesso in un qualsivoglia talk show, inveendo ed offendendo…

Prendiamo ora in esame il concetto di reificazione e di nutrimento dei corpi nell’atto sessuale, su cui il testo si sofferma spesso ed a lungo. Devo dire che in verità non mi pare una cosa poi così peregrina che ogni volta che si ha sesso si reifichi un corpo a livello di Ernährung, nutrizione. Nell’atto sessuale ci si nutre di un corpo come fosse cibo: ci si nutre della pelle, del sudore, della saliva, dell’odore, del sapore, dei liquidi vaginali, spermatici, urici ecc…nel sesso un corpo è nutrimento in quanto riempimento. Ci si nutre per svuotarsi. Si fa sesso riempiendoci dello svuotamento del piacere, svuotamento che avviene nel momento stesso (nell’atto stesso) in cui si prende possesso fisico del corpo dell’altro. Solo nella possessione completa di un corpo altrui inizia il processo di svuotamento del proprio desiderio.
Comunque la reificazione od oggettivazione non avviene solo da parte dell’uomo verso la donna ma anche da parte della donna verso l’uomo. Quante donne ammirano un bel culo maschile? Tantissime. Non è forse anche questa una riduzione fenomenologica verso la cosalità della parte rispetto al tutto? Non è forse una riduzione dell’orizzonte interpretativo della persona? Una esclusione della considerazione totale della persona rispetto al campo di “indagine”?
E’ evidente che nel sesso si procede per riduzioni, non vi è mai la considerazione dell’intero rispetto alla parte ma sempre della parte rispetto all’intero: “anche usando la fica si può essere un’artista” (Moana Pozzi).
Nel sesso (fra persone private) a mio avviso, più che l’oggettivazione del corpo esiste la riduzione (fenomenologica) del tutto alla parte. La differenza tra sesso (privatamente consumato) e porno è molto semplice: il porno è la riduzione a fini commerciali del tutto alla parte, mettendo in scena la focalizzazione della parte rispetto al tutto con il fine della vendita. L’erotismo è l’adombramento della parte rispetto a un tutto che ha preoccupazioni artistiche e rispetta tabù espressivi.
Il problema non è se il porno degradi, o meno, la donna ad oggetto, come sostengono le femministe, che mi pare, d’altro canto, una questione di lana caprina. La degradazione è insita nel sistema, e avviene laddove c’è abbrutimento e l’abbrutimento è fondato (ontologicamente) laddove vengono a mancare valori spirituali e morale, sostituiti dalla quantità di azione non sorretta da nessun valore etico. E dunque nel porno non c’ è più abbrutimento (degradazione) di quanta ve ne sia nel lavoro eccessivo nell’amore per il denaro e del successo…

Conclusione? Il porno è di destra o di sinistra?
E’ di destra se la destra si identifica con il capitalismo.