mercoledì 31 ottobre 2012

L' ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI - Considerazioni attuali



Cos’è il reale?
Gli scrittori giapponesi ci insegnano che toccare una superficie è mettersi in contatto con una struttura profonda che corre parallela ma invisibile.
Se tocco una tazza da tè che da generazioni appartiene alla stessa famiglia entro in contatto con un corridoio che porta diritto dal primo all’ultimo membro che usò quella tazza.  Se tocco un seno palpitante caldo e sanguigno posso presentire il fondo freddo della morte che alberga in quel corpo vivo di donna. Se guardo un arcobaleno percepisco l’arcano della felicità.
Cos’è l’essere umano?
Oggi l’essere umano vive nei cluster. La sua individualità avviene all’interno delle relazioni dei cluster. L’essere umano si riduce ad una sfera di metallo senza più protezioni narrative che lo riparavano dagli urti e in virtù di quelle coperture si proteggeva con uno schermo connettivo che indirizzava selezionava e attraeva le relazioni e le creava.
Oggi l’essere umano è privo di quelle protezioni narrativo-connettive, in quanto è privo di ideologie, di senso culturale, di formalitates (galateo, ruoli sociali e di genere…) e perciò è liquido e tutto conchiuso in sé e e si riduce ad una monade sferica trasparente liquida ed asessuata in un mondo di nudi e sesso sbattuti in faccia. Non c'e' piu' mistero ne' magia ne' attrazione dei sessi opposti che vada al di la' di un mero (s)contrarsi cozzarsi copularsi in modo talmente transparente che vedersi e incontrarsi fra un uomo ed una donna e' meno interessante che vedere e incontrare i membri piu' vicini del cluster in cui momentaneamente fluttuiamo.
Per questo non sentiamo più, non percepiamo più le strutture parallele degli scrittori giapponesi. Non sappiamo ascoltare perché tutto è visuale, tutto deve essere afferrato nell’istante del cozzo, dello scontro e della copulazione. Tutto si esaurisce in quell’atto di effusione liquida. Non c’è più lo schermo che impediva una visualizzazione immediata e ci induceva all’ascolto

lunedì 29 ottobre 2012

Space Oddity


 
 
"Una societa' che permette a me e Lou Reed di imperversare 
E’ una societa' che va alla deriva e prima o poi sprofondera’ " (David Bowie)
 
 La mia mente ha preso il volo
Un pensiero, uno solo
Io cammino mentre dorme la città
 
I suoi occhi nella notte
Fanali bianchi nella notte
Una voce che mi parla chi sarà?
 
Dimmi ragazzo solo dove vai,
Perché tanto dolore?
Hai perduto senza dubbio un grande amore
Ma di amori e' tutta piena la città


Si era addormentato sulla spalla di Kenneth, il suo produttore.
Aveva chiuso gli occhi subito dopo la partenza.
Il viaggio da Malta a Roma lo aveva stancato.
Sì era addormentato sulla spalla di Kenneth d’improvviso ed era caduto in un sonno profondo che nemmeno le scosse dell’autobus disturbavano.
Poi aveva cominciato a sognare.
In sogno gli era apparso un uomo che si perdeva in una città. Una città piena di dolore. Una città sola dove non c’era nessuno.
Nel sogno aveva volto gli occhi al cielo e si era sentito sollevare su verso l’alto verso i suoi spazi infiniti. Ed era felice mentre saliva su verso la luce chiara della luna e vedeva la sagoma della città infelice rimpicciolirsi sempre più…sulla luna ad aspettarlo vide che c’era qualcuno…c’era Angie…
L’autobus ebbe un sobbalzò. L’autista aveva frenato troppo bruscamente.
David si riscosse e con lui Kenneth che pure si era addormentato..
David guardò fuori dal finestrino. Vide che l’autista del pullman si era fermato in una piazza dall’aspetto lunare e stava parlando con qualcuno. Forse cercava di farsi spiegare dove fosse l’Hotel Reale in cui avrebbero alloggiato.
Fuori del bus era ancora buio ma il sole cominciava a manifestarsi.
Finalmente erano arrivati. Sei ore di autobus li aveva distrutti.
Si era incazzato quando era arrivato con tutti gli altri a Roma ed aveva saputo che avrebbero dovuto fare sei ore di bus per arrivare in questa cittadina della Toscana dall’aria bizzarra sotto l’effetto di un’alba appena cominciata.

Lo colpì quella piazza. grande e selenica con al centro una chiesa, il punto di riferimento di tutta la piazza quasi fosse una torre di controllo

Ground control to major Tom

Era come un monolite al centro della luna che indicasse una zona d’atterraggio

Now it's time to leave the capsule if you dare

-          David! Ehi David! Mi senti? Ma che stai pensando?

David si era soffermato sulle scalette dell’autobus ad osservare rapito la visione di quella chiesa, quasi fosse un monolite davanti a lui, appena dorato dai primi raggi del sole come nell’alba del primo giorno sulla terra.
Quella voce lo distolse dalla visione.
Era una voce che conosceva.
Si voltò verso la voce e si trovò davanti Angie.

-          E’ bello vederti Angie- disse David con un sorriso. E le diede un bacio – ma come hai fatto ad arrivare qui prima di noi?
-          Sono venuta con una macchina a noleggio da Firenze. Ero lì da due giorni, da amici. Immaginavo che sareste arrivati prestissimo. Ho controllato gli orari dei voli di arrivo a Roma da Malta. Sull’autostrada da queste parti ho visto davanti a me un pullman. Vi ho riconosciuto e vi ho seguito. Diciamo che è stata una bella fortuna incontrarvi così per caso

David era contento. Ce l’aveva fatto a raggiungerlo. Finalmente avrebbe scopato.
Da Malta dove si trovava per il festival della Canzone le aveva inviato un telegramma

TOWN MONSUMMANO TERME 30TH SMALL TOWN TWO HOTELS LOVE BOWIE

Angie era diretta a Cipro a trovare i suoi genitori e aveva deviato per lui.
L’attrazione sessuale verso David era forte. E di questo David si sentì lusingato.
Era la compagna fissa di David Angie. L’aveva conosciuta che lei aveva appena diciannoveanni.
Ehi Kenneth! Hai visto chi c’è? C’è Angie!

-          Hello Angie. What a nice surprise!
-          Hello Kenneth

Non si piacevano molto in realtà Angie e Kenneth. E per questo il saluto fu un po’ freddino.

-          Hey! avete sentito che qui c’è una famosa grotta? Una specie di sauna naturale. Pare che faccia molto bene. Soprattutto bere le sue acque…abbiamo un paio d’ore libere prima di andare al teatro per le prove Facciamo il check in all’ hotel e poi andiamo là…che ne dite?
-          Grande idea Kenneth. Magari ci togliamo di dosso un po’ di stanchezza. Tu che ne dici Angie
-          It sounds good guys


Take your protein pills and put your helmet on


-          Kenneth io vengo in macchina con Angie all’Hotel. Ok?
-          Ok David see you there blokes!



Dentro la grotta c’era un atmosfera di un altro mondo. Forse era l’effetto delle luci. Forse gli anfratti stessi della grotta. Pareva che in quelle rocce concretatesi nei secoli fossero incubati esseri dall’aspetto deforme, racchiusi in gusci pronti a dischiudersi da un momento all’altro a causa del calore che illanguidiva l’aria..
In quella grotta gli pareva di essere dentro l’utero di un asteroide che viaggiasse nello spazio verso una destinazione sconosciuta. Ebbe da subito quella sensazione. Appena entrato.
Il caldo. Le stalattiti. I colori alieni che le luci causavano illuminando le pareti, le forme plastiche…
Si respirava un’atmosfera di eterna incubazione.

the stars look very different today

Gli pareva di aprire una porta e di perdersi nello spazio  infinito

This is major Tom to ground control, I'm stepping through the door
And I'm floating in a most peculiar way
And the stars look very different today

Una mano lo toccò. Era quella di Angie che gli sedeva sulla sedia a sdraio accanto. Lo riportò sulla terra da cui si era staccato ed osservava da lontano.

Tell my wife I love her very much, she knows

Si ricordò che nessuno ce la faceva a vivere con lui. Tutti dopo un po’ scappavano.
Angie era l’unica donna che riusciva a sopportare più di una settimana.
Angie lo strinse a sé e lo baciò.
Davide corrispose al bacio. Poi si ritrasse e la osservò da una certa distanza.

-          Perché mi guardi così David?
-          Angie…
-          Sì?...
-          Ma ti sei mai accorta che tu ed io ci assomigliamo tantissimo? Sembriamo quasi due replicanti
-          ???

Era bionda. Alta. Con un volto lungo come il suo. Filiforme come lui. Lo stesso tipo di naso e labbra più o meno uguali: sottili. Anche lo stesso taglio di capelli. Forse era per quello che stavano insieme.
Una volta David voleva stare con una ragazza.

-          Perché non ci mettiamo insieme io e te? – le aveva chiesto
-          Abbiamo qualcosa in comune? - gli aveva risposto quella ragazza. E difatti non si erano mai messi insieme

Angela l’aveva conosciuta che lei aveva diciannove anni.
Uscivano con lo stesso ragazzo. E alla fine si conobbero. Avevano un flirt in comune. E da allora erano divenuti inseparabili. Avevano molto in comune soprattutto nel corpo. Riconosceva in lei l’alieno che c’era in lui.
Ma indipendentemente dall’uno e dall’altra l’alieno che era in loro li aveva spinti a concedersi di nuovo a quel ragazzo in comune.
Forse era per questo che riuscivano ancora a fare coppia: erano perfettamente simili. Troppo simili per amarsi però.
David era stato innamorato una sola volta ed era stata un’esperienza terribile. Si era sentito come se fosse stato malato. Era completamente svuotato, anchilosato, stordito. Una condizione veramente odiosa. Per lui l’amore fu veramente una condizione odiosa. Aveva provato di tutto: ansia, stordimento, rabbia, gelosia…tutto tranne che amore…

-          Stavo pensando al major Tom…
-          Major Tom? Who’s this guy?
-          He was floating in the space…era uscito per una passeggiata nello spazio e ha perso contatto con l’astronave Here am I floating round my tin can far above the moon….mi sta venendo in mente le parole di una nuova canzone…ho come delle visioni. Dev’essere questa città. Soprattutto dev’essere questa grotta. Mi sembra di essere nell’utero un asteroide che viaggia nello spazio ad una velocità pazzesca. O forse è la schizofrenia che c’è in me. Io Angie quand’ero piccolo son passato dal ghetto nero di Brixton alla campagna con le fattorie…e questi contesti così diversi mi hanno segnato come schizo…o forse è la pazzia, la follia che è nei geni della mia famiglia. Siamo una famiglia di folli Angie. Siamo tre figli illegittimi…mio fratello è pazzo …mio padre ha sempre fatto il possibile per non lavorare…follia e genio? Mi piacerebbe che fosse così Angie…

Angie lo abbracciò tirandolo a sé.

-          Ti manco quando non ci sono David?
-          A lot Angie! A lot! – e la baciò. Ma mentiva e lo sapeva. Quello che gli mancava di lei quando non c’era era il suo corpo. Il sesso con lei. Era malato di sesso. Aveva bisogno continuo di sesso, come una belva che ha bisogno di carne quando ha fame. Lui aveva sempre fame.  A Soho andava spesso al Marquee quando aveva voglia di scopare. Lì ci andavano tutti i musicisti a far finta di parlare di musica ma in realtà ci andavano per scopare. C’era dei pezzi di fica notevoli e spesso calavano in città turiste che venivano apposta al Marquee solo per farsi chiavare da qualche musicista di rhytm’n’blues. Quando ci suonava passava la serata col cazzo duro: soprattutto d’estate quando davanti a lui c’erano tutte quelle fighe con certi coscioni tosti che lo arrapavano come un cavallo…
-           
-          Saranno i tempi David – disse Angie
-          What do you mean? – un po’ seccato per essere stato interrotto nella sua eccitazione…
-          Non sai che gli americani stanno preparando lo sbarco sulla luna. So, you are sort of symphatetic…
-          Sort of time perception? Geistzeit?
-          Sort of…


Kenneth era preoccupato da quando erano entrati in sala per registrare. Quei tre musicisti che gli aveva fornito l’organizzazione del Festival del Disco non gli ispiravano fiducia.
Lui la gente la vedeva lontano un miglio.
Erano fake. E difatti non potevano accompagnare David. Non sapevano nemmeno leggere la musica.

-          OK David it won’t be a problem. Ne abbiamo risolti altri a Malta. Ce l’hai la pista con te no?
-          Sì. L’ho portata
-          Bene! Allora tu fai le prove su quella. Io mi do da fare per trovare qualcuno che ti accompagni

Mentre David provava accompagnandosi con la pista Kenneth passò in rassegna tutti i cantanti. Sì fece dire che sapevano fare.
Scoprì che molti di loro sapevano suonare uno strumento.
Thank God! Anche se non sarebbe stato il massimo almeno un gruppo per accompagnare David lo avrebbe messo insieme.
Difatti per la sera Kenneth aveva  messo insieme un gruppo che avrebbe potuto accompagnare abbastanza bene David con la sua When I live my dream.
Kenneth era soddisfatto del proprio lavoro. Gli ci erano volute quasi sei ore di lavoro frenetico per mettere insieme quel dannato gruppo. Ora tutto era pronto.
Aveva anche saltato il pranzo e perciò decise di recarsi al bar per prendere qualcosa da mangiare.
Mentre attraversava la hall dalle scale stavano scendendo David e Angie, che si erano già preparati per andare a teatro.
Fuck! Erano uno spettacolo. Fucking amazing!
A Kenneth passò di colpo la fame e si fermò a guardarli.
Prima si andava ripetendo I am famished! I am famished!
Ora l’unica cosa che riusciva a ripetere era Holy shit! Holy shit! Fuck! Fuck!
Fra i due non sapeva chi fosse la ragazza.
David aveva quei suoi famosi capelli da alieno rossi con un abbondante ciuffo a spazzola e lunghi fino alle spalle.
Indossava una tunica bianca, con maniche lunghe ed ampie, che appena gli copriva i glutei e poi degli stivali alti, anch’essi bianchi,  fino al ginocchio. Aveva il volto completamente truccato. E con un sorriso terribilmente sexy.
Era bellissimo. Un androgino perfetto. A perfect fucking whore!
Kenneth quasi ne fu eccitato a vederlo. Aveva delle cosce muscolose e tornite che fuoriuscivano dalla tunica che erano uno schianto.
Di sicuro avrebbe mandato in estasi il pubblico e soprattutto le ragazzine che anche se non sapevano chi fosse era tutto il giorno che gli correvano dietro per Monsummano.

Angela gli stava sulla sinistra.
Aveva dei capelli biondo platino un po’ sullo stesso taglio di David. Indossava un abito bianco lungo fino ai piedi che le lasciava scoperte tutte le spalle e buona parte della schiena e metteva in evidenza un audace decolté.
L’abito era così trasparente che si vedeva benissimo che Angela indossava nient’altro che un paio di slip.
Tutti nella sala tacevano e guardavano i due scendere lentamente le scale.
Sembrava una strana coppia di pervertiti che si recasse all’altare nuziale.



When I live my dream, I'll take you with me
Riding on a golden horse
We'll live within my castle, with people there to serve you
Happy at the sound of your voice
Baby, I'll slay a dragon for you
Or banish wicked giants from the land
But you will find, that nothing in my dream can hurt you
We will only love each other as forever
……
When I live my dream, I'll forget the hurt you gave
Then we can live in our new land
Till the day my dream cascades around me
I'm content to let you pass me by
Till that day, you'll run to many other men
But let them know it's just for now
Tell them that I've got a dream
And tell them you're the starring role
Tell them I'm a dreaming kind of guy
And I'm going to make my dream
Tell them I will live my dream
Tell them they can laugh at me
But don't forget your date with me
When I live my dream

Quando cantò quella canzone sul palco con lo stile lento di Ragazzo solo, Ragazza sola la gente lo guardava come se vedesse sul palco la reincarnazione di Shelley il poeta inglese che aveva colpito i cuori degli italiani più di un secolo prima e che era annegato nella vicina La Spezia e le cui ceneri erano sepolte a Roma come quelle di Keats.
Si muoveva in una maniera nuova sul palco. Dopo Janis Joplin qualcuno portava uno stile nuovo sul palco, quello di un aristocratico alieno.
Lui si definiva una capra belante ma che sapeva portare finzione sullo stage. Si considerava il precursore di una nuova scuola di impostori. Ma gli riusciva naturale perché quella era la sua natura. Fingeva fuori quello che era dentro.
Era il suo modo di essere generoso, fingeva fuori quello che era dentro e lo metteva a disposizione del prossimo, come il più grande degli impostori.

I suoi occhi lo avevano fatto passare per un alieno. L’occhio destro non aveva lo stesso colore del sinistro.
Era il segno del suo essere di un altro mondo che trovava conferma. E lo spirito alieno era lo spirito che lo aveva guidato fin dall’inizio.
Finalmente i suoi sogni prendevano forma. Dopo anni di sole speranze.
E sentiva la forza del suo successo in una natura che abitava in lui.
Il desiderio è un grande motore e il desiderio l’aveva spinto ad essere quello che aveva voluto.
Era questa la natura dell’Essere? Il desiderio?
Anche gli animali provano desiderio.
Era dunque lo spirito animale che lo spingeva avanti?

Guardò Kenneth, il suo producer. Era a braccetto con Francesco Figueras, il delegato spagnolo.

-          Kenneth come ti ho anticipato – stava dicendo Figueras a Kenneth – il tuo cantante ci ha impressionati notevolmente. E’ bravissimo…peccato per l’accompagnamento…
-          Lo so Francesco…but you know that…this is not our fault this is yours…ci avete mandato dei disgraziati che nemmeno sapevano leggere la musica
-          …comunque Kenneth noi siamo stati impressionati dalla sua cordialità e dalla sua indiscussa bravura e per questo abbiamo creato un premio speciale per lui. Vorremmo perciò premiare la sua canzone When I live my dream con un premio speciale della giuria…

Kenneth si voltò verso David che aveva sentito tutto e alzò l’indice ed il medio in segno di vittoria.
-                     
Si sentiva ambizioso lui? No, non era ambizioso. Aveva dentro qualcosa che doveva portare fuori. Lo chiamava desiderio. La voglia di esternare la sua vera natura lo aveva portato su quel palco a vincere il suo primo premio. In un paese della Toscana dalla natura strana nel quale con ogni probabilità mai più vi sarebbe ritornato.
Ma qui aveva capito una cosa importante: che ce la poteva fare.
Che doveva semplicemente essere quello che si sentiva di essere per farcela.
Che le visioni che aveva erano quelle giuste. Che il suo genio e follia erano quelli giusti.
Che ora era il momento
Che la carne fresca, la gioventù, l’ingenuità erano le armi che lo rendevano immortale: Che poteva truccarsi, vestirsi e danzare sul palco con quella sfrontatezza ed ambiguità che Lindsay Kemp gli aveva insegnato:libera il demone e l’angelo che c’è in te.
E così avrebbe fatto finché il sangue le ossa, i muscoli, i tendini  e la carne gliel’avessero permesso.
Ora era il suo tempo.
Era uno splendido e perfetto fucking animal. A fucking piece of meat!

Making love with his ego Ziggy sucked up into his mind