sabato 29 gennaio 2011

QUALUNQUEMENTE di Giulio Manfredonia


Qualunquemente

REGIA: Giulio Manfredonia



ATTORI:

Antonio Albanese

Sergio Rubini

Lorenza Indovina

Nicola Rignanese

Davide Giordano

GENERE: Commedia

DURATA: 96 min.

Inizio da cazzata. Battute penose. Il peggio del peggio.

Nei primi dieci minuti nessuno del pubblico in sala ha mai riso. Neanche una volta.

Prima risata (ma non troppo fragorosa) dopo i primi dieci minuti sulla famosa battuta della ricevuta fiscale.

Seconda risata (leggera, in verità) sulla battuta delle tasse, che se le paghi una volta poi son come la droga.

Terza risata, sulla battuta se sia legale schierarsi dalla parte della legge.

Quarta “risata” (sarebbe forse meglio definirla: leggera movenza al riso) sul gioco di parole “date a Cetto quello che è di Cetto: accetto!” (quando Cetto decide di candidarsi come sindaco). E praticamente il primo tempo è già finito…

Comunque tengo a precisare che a ridere è sempre e solo un quarto del pubblico presente in sala.

Sarà satira , sarà critica alla società italiana…sarà quello che volete…ma per me è solo una gran pena.

Quella di Albanese è una comicità greve. Pesante. Stomacale e noiosa. Una comicità che può andar bene per i dieci minuti della macchietta in Tv ma non regge il ritmo di un film. Tutt’altra cosa la comicità di Checco Zalone. Quella è vera, autentica e sublimemente idiota che ti prende e ti accompagna per tutta la durata dello spettacolo.

Ma è questo il film campione d’incassi e della risata tanto spaparanzato dai media?

Beh allora chapeau a quelli del marketing! Loro sì che son bravi, altro che Cetto La Qualunque.

Voto: zero!

venerdì 28 gennaio 2011

CONSIGLI PER FILM IN DVD "The American" di Anton Corbin


The American

REGIA: Anton Corbijn
SCENEGGIATURA: Rowan Joffe
ATTORI: George Clooney, Bruce Altman, Violante Placido, Thekla Reuten, Paolo Bonacelli, Filippo Timi, Irina Björklund, Samuli Vauramo, Björn Granath
GENERE: Drammatico, Thriller
DURATA: 103 Min


L’inizio è un po’ da cartolina illustrata. La Svezia. La neve. La casetta di legno con le finestre illuminate nella foresta. Una coppia che esce e si avvia a passeggio affondando le gambe nella neve soffice: Jack (George Clooney) con una barba molto intonata al bianco del paesaggio e la bella Ingrid (Irina Björklund ), il cui ruolo nel film è destinato quasi ad una comparsata.

D’improvviso uno sparo ed il film entra in azione. Jack fa un macello.

Si salta a Roma. Jack non ha più la barba. Dalla neve al sole.

Lo inseguono, vogliono farlo fuori. E’ a Roma per essere aiutato. Cerca un contatto. Il contatto, Pavel (Johan Leysen ), arriva, gli dà una macchina e gli dice di recarsi in Abruzzo e di stare lì per un po’.

Fin dall’inizio il film si muove molto per stereotipi. Non per personaggi. Clooney appare piuttosto legnoso, tozzo. Pare recitare più che un personaggio uno schema.

A parte l’inizio, il film è tutto girato nell’aspro Abruzzo, ma poco cambia. Poteva anche essere girato nel Bronx. C’è poca sensibilità per una cultura altra. Poca voglia di rappresentarla se non come un riflesso dell’azione del film.

Ma proviamo a prendere sul serio il film. Che uomo può essere un uomo come Jack? Non ha passato, non ha presente, non ha futuro. Ma esiste un uomo così? Che pensa? Ha un’anima?

In quel di Abruzzo Jack non ha contatti eccetto che Pavel (per telefono), padre Benedetto ( Paolo Bonacelli), che appare un prete dal passato equivoco e molto intrusivo, e una misteriosa Mathilde (Thekla Reuten) che richiede a Jack, esperto artigiano, un’arma speciale per uccidere (”chi” lo sapremo solo alla fine). Però in molti lo cercano per ucciderlo.

Questo è la sua esistenza: Jack non pensa, agisce.

L’anima di jack la scopriremo solo quando incontra Clara (Violante Placido), una prostituta di cui alla fine si innamora.

Jack, si capisce ben presto, è un uomo senza futuro. Le basi su cui costruire un futuro sono vacillanti come quelle del film di riuscire a costruire un thriller che ti entusiasmi. “Il Giornale” qualche settimana fa l’aveva messo come il “film sconsigliato della settimana”. Non a torto, forse.

Anche una scena di sesso che nelle intenzioni del regista forse avrebbe dovuto essere hard, in verità risulta piuttosto moscia e spenta.

L’inseguimento in vespa del killer svedese che era venuto dal lontano paese scandinavo per uccidere Jack è probabilmente la cosa più elettrizzante del film.

Se c’è una cosa che Jack riesce a trasmettere, bucando lo schermo, è il senso di solitudine e l’impossibilità di vivere rapporti normali di una vita normale a causa della sua professione (killer).

Di buona fattura le immagini finali.


CONSIGLI PER FILM IN DVD "Il Profeta" di Jacques Audiard




Il Profeta

REGIA: Jacques Audiard






ATTORI:

Tahar Rahim

Niels Arestrup

Adel Bencherif

Reda Kateb

Hichem Yacoubi.

TITOLO ORIGINALE: Un Prophète

GENERE: Drammatico

DURATA: 150 min

Malik Ed Djebena arabo francese viene arrestato. Forse ha tentato di accoltellare un poliziotto. E’ maggiorenne e viene trasferito al Centrale con i detenuti comuni. E’, probabilmente, buono. E’, probabilmente, un bravo ragazzo. Non sa leggere né scrivere, non ha un lavoro, una formazione professionale. E’ uno che non esiste ma ha solo sei anni da scontare. Saranno i sei anni che cambieranno la sua vita.

Arriva al Centrale e la telecamera gli si stringe addosso soffocando, da subito, in modo ossessivo le scene. E’ tensione fin dalle prime scene. Tensione ed attesa.

Tensione perché viene aggredito, derubato, maltrattato.

Attesa perché viene chiuso in una rete senza scampo dalla mafia còrsa capeggiata da Luciani. Deve uccidere un arabo che andrà a testimoniare contro Luciani. O lo uccide o sarà ucciso. Non c’è scampo.

Si prepara all’omicidio. Qualcuno lo istruisce. La tensione sale. Deve sgozzare. Sgozzare come un maiale un altro arabo che, nei bagni, gli ha chiesto una fellatio in cambio di fumo. E’ l’occasione giusta che la mafia còrsa cercava per avvicinare uno che non esce mai di cella e non ha mai contatti con altri detenuti. Tensione senza fine. Tensione ancora. Ossessione. Umiliazione senza fine.

C’è una via di salvezza per un-senza-identità che né i cristiani né i musulmani dentro il carcere rispettano?

Sì. Uccidere ed essere più furbo e più scaltro degli altri.

Ha bisogno di protezione in quel carcere: senza protezione non sopravvivrà. Luciani gliel’ha detto. Se sgozza l’altro avrà la protezione e sopravvivrà.

Finalmente sgozza l’altro. Ma ancora è sottomissione ed umiliazione. Luciani e la sua banda lo usano come serva e lo maltrattano. Gli arabi lo odiano perché sta con i còrsi.

Avrà visioni dopo quella notte che ha sgozzato l’ altro. Visioni come gli antichi profeti musulmani.

Luciani gli farà avere i permessi per uscire dal carcere: sta perdendo potere ed ha bisogno di qualcuno che lavori per lui fuori dal carcere. Le cose a Luciani non vanno come dovrebbero. Chi lo protegge lo sta mollando e lui ha bisogno di qualcuno che gli tenga i collegamenti fuori e dentro il carcere.

Un fratello arabo troverà a Malik una copertura come meccanico presso la moschea di un Imam (che forse indottrina gli arabi alla ribellione), Luciani i contatti per ottenere i permessi a tempo di record.

Finalmente esce in permesso, dalla mattina alla sera. Respira finalmente la libertà dopo tre anni. Ma è una libertà compromessa. Una libertà da doppiogiochista. Di nuovo senza via d’uscita. Ma lui è un profeta. Uno spirito lo aiuta. Nasce in lui il genio per il business. Il business pericoloso della droga. Diventa una guerra fuori e dentro il carcere. Ma lui è un profeta inspirato. Lui ha il genio del leader, del capo spirituale. Luciani ancora detta legge. Gli altri arabi in carcere ancora gli sono ostili. Ma lui ha più cervello. Lui è divinato. Lui ha le visioni….

Bello bellissimo film. Se avete la forza di resistere fino in fondo, fino all’ultima scena…

mercoledì 26 gennaio 2011

Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido



Vallanzasca - Gli angeli del male

REGIA: Michele Placido.




ATTORI:

Rossi Stuart

Valeria Solarino

Filippo Timi

Moritz Bleibtreu

Francesco Scianna.

GENERE: Drammatico

DURATA: 125 min

Un film con un bell’ inizio, piacevole per l’uso dialettale dell’italiano che ti dispone bene da subito ma da subito crudo e forte e così come inizia il film continua, sempre veloce e con lo stesso ritmo. Una rapina dietro l’altra. Un omicidio dietro l’altro.

E forse qui, da subito, si manifesta il limite di questo film. Un’analisi descrittiva della vita di Vallanzasca senza altro aggiungervi.

Un duro il bel René. Mica un pirla. Un maestro di vita da duro. Maestro di armi rapine e fighe. Uno che va per la sua strada, sia quella che sia. Uno che prende quello che vuole. Uno che non accetta regole, leggi ed imposizioni e che sputa nella vita tutta la forza dei muscoli, del corpo, del respiro, della pelle e delle ossa, del sangue e della rabbia. Della rabbia che pervade quegli anni e che fuoriesce in tutti i modi nelle rapine e negli omicidi del “boss della Comasina” e nella lotta cruenta a Francis Turatello (prima di divenire amici in carcere) come pure nelle lotte politiche ed il terrorismo che puntellano tutto il mondo dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli anni Ottanta: dalle Brigate Rosse in Italia alla Raf in Germania e Action Directe in Francia, dall’esercito Rosso in Giappone alle Black Panthers negli Stati Uniti (senza dimenticare Carlos ed il terrorismo palestinese).

E questo è l’elemento che accomuna il Male di Vallanzasca con quello di un terrorismo che per tante cause ha ucciso ed insanguinato l’Italia e l’ Europa al pari di Vallanzasca.

Che Placido sappia fare cinema non c’è dubbio. Soprattutto sa muoversi negli anni Settanta, che ha vissuto in pieno. Ma alla fine fa un film di nicchia nonostante che faccia un film di azione. Troppa violenza, troppo limitato al puro generarsi di imprese violente scavando poco nella psicologia del personaggio troppo fisico e poco umano del bel René (se di umano si può parlare).

Bravissimo il cast. Due sopra tutti: Kim Rossi Stuart e Filippo Timi. In verità Filippo Timi credo sopravanzi di una spanna Kim Rossi Stuart in quanto riesce a dare al suo personaggio (Enzo) una profondità e complessità che manca a Vallanzasca (Kim Rossi Stuart)

Voto: tre stelle (ma un po’ scarsine)

domenica 23 gennaio 2011

LA DONNA CHE CANTA di Denis Villeneuve


La donna che canta

REGIA:Denis Villeneuve




ATTORI:

Lubna Azabal

Mélissa Désormeaux-Poulin

Maxim Gaudette

Remy Girard

Abdelghafour Elaaziz

TITOLO ORIGINALE: Incendies

GENERE: Drammatico

DURATA:130 min.

Inizia lento e morbido il film, con una bella musica in sottofondo e una vallata immersa nel sole di un paese del medio oriente. Poi la camera piano piano si ritrae e ci porta all’interno di una stanza piena di soldati e di bambini che vengono tosati come pecore. Uno di questi ha gli occhi tristi e cattivi. L’odio lo ha già penetrato. Lo ha segnato con un tatuaggio su un tallone.

Poi cambia la scena. Siamo nell’ufficio di un notaio, in Canada, che legge il testamento di una donna morta, Nawal Marwan, ai due figli gemelli di lei: Jeanne e Simon.

La lettura del testamento contraria i figli. Secondo le volontà della madre i figli devono ritrovare il padre ed un fratello per consegnare a ciascuno una lettera. I figli non sapevano assolutamente di avere un fratello e sapevano per certo che il padre era morto. Si arrabbiano, soprattutto Simon. Litiga con la sorella perché è decisa a seguire la volontà della madre che non vuole nessun epitaffio sulla tomba fino al giorno che i figli non avranno adempiuto al suo testamento. E qui inizia la storia vera del film. Una storia dura, spietata che ci getta in faccia un mondo sconosciuto a noi occidentali.

La storia è suddivisa per narrazioni incrociate: la figlia che cerca le tracce della vita della madre in quel paese del medio oriente, una storia a lei ignota, che il film ci racconta alternandola con la ricerca della figlia. Un crossover ben dosato che salta dalla incredulità della figlia che via via scopre la vita disperata ed estrema della propria madre e le immagini crude di una guerra spietata fra faide di cristiani contro musulmani e musulmani contro cristiani che hanno punteggiato la gioventù amara della madre. Una gioventù vissuta in un mondo primitivo, duro e senza pietà.

Un film viscerale, fatto di corpi come carne da mattatoio, di sudore, sperma, sangue, rabbia. Odio soprattutto. Un modo magari un po’ vecchiotto di fare cinema ma che ha il fascino del documentario di guerra, che ti prende per mano e ti tira dentro in una storia angosciante ma che non ti angoscia. Ti fa suo e non puoi mollare, come quando leggi un thriller tutto d’un fiato.

Il finale è orrore completo. L’orrore di una verità che solo la guerra può generare in una formula matematica, figlia diretta del Male:

1+ 1 = 1

A voi scoprire il risultato della formula dell’odio cieco.

Questo non è un film mainstream, questo è uno di quei film che dura nel tempo. Fra dieci anni avrà ancora la sua forza d’impatto.

Voto: quattro stelle e mezzo

sabato 22 gennaio 2011

GLI SCONSIGLIATI: "Io, loro e Lara" di Carlo Verdone



Io, loro e Lara

REGIA: Carlo Verdone




ATTORI:

Carlo Verdone

Laura Chiatti

Anna Bonaiuto

Marco Giallini

Sergio Fiorentini.

GENERE: Commedia

DURATA:115 min

Carlo Mascolo, sacerdote missionario in Africa decide di tornare dalla sua famiglia a Roma perché crede di aver perso la fede e la forza per continuare la missione. Come spesso succede, dopo assenze lunghe, i ritorni a casa ci pongono davanti una realtà ben diversa da quella che si conosceva prima di partire. Carlo ritorna a Roma con la speranza di trovare conforto alla crisi religiosa, che lo travaglia, all’interno della sua famiglia ma qui tutto è cambiato e tutti sono presi dai propri problemi e nessuno avrà tempo per ascoltare quelli di Carlo.

Il padre Alberto, ex generale in pensione, ha perso la testa per una badante moldava e va avanti a scatole di viagra. Il fratello Luigi, di professione broker è diventato invece cocainomane. La sorella Beatrice psicologa non ha una lira e nemmeno la pazienza di ascoltare i propri clienti. Infine la giovane e bella Lara, che entra nella vita di questa famiglia per accentuare i contrasti e il lato dinamico della storia del film.

Alla presentazione del film Verdone aveva dichiarato: «Non ne potevo più dei soliti personaggi cialtroni, borghesi, delle solite storie di corna. Dicono che fanno tanto ridere, ma io ormai non mi diverto più…” E difatti il film non diverte che lo stretto necessario: solo qualche battuta e fondata sul mestiere più che altro. E se Verdone voleva fare qualcosa di diverso dagli altri film prodotti, tutto ciò è rimasto a livello di intenzioni. Il film non mi pare che differisca molto dai precedenti. Il mondo di Verdone è sempre lo stesso: becero, cialtrone, caciarone, dai continui litigi e con il finale alla “volemose bene” di sordiana memoria.

Le battute più o meno le stesse. Il modo di recitare non cambia. Le mimiche facciali anche. Ci si adegua solo ai tempi buttando nel calderone oltre ai soliti buzzurri romaneschi un manipolo di immigrati, tema che pare sempre più ricorrente nel cinema italiano.

La cosa che più urta è che nemmeno stavolta, pur parlando di un sacerdote in crisi di fede, ha saputo resistere alla solita macchietta del personaggio sbruffone e vanaglorioso che si loda e si imbroda, che ha viaggiato il mondo e che sa tutto (quando fa la critica ai sacerdoti: “quelli che parlano in tv e si sfregano le mani…”). Stavolta la macchietta stona ed è proprio fuori luogo.

Fa malissimo, a mio parere, vedere nei titoli di coda che il film è dichiarato di interesse culturale. Se questo è veramente il meglio che il cinema italiano sa produrre allora nessuna meraviglia che la quota di mercato del prodotto italiano sia scesa dal 27,46% del 2008 al 20,76 del 2009 perdendo per strada quasi 5 milioni di spettatori.

Unica nota davvero positiva: Laura Chiatti. Complimenti!!

FILMS TO AVOID (number 1) : IRON MAN 2 di Jon Favreau



IRON MAN 2

Director: Jon Favreau








Writers:

Justin Theroux

(screenplay)

Stan Lee (Marvel comic book)

Stars:

Robert Downey Jr

Mickey Rourke

Gwyneth Paltrow

Runtime: 124 min

Genres: Action | Adventure

The movie starts with the most typical Hollywood bull shit style and doesn’t deviate from that until the end.

The most intolerable, annoying, irritating , disgusting, trivial American characters will walk you for all the way.

Nevertheless there are some climax in the movie which will definitely leave you speechless and numb on your seat, like the fight scene in Monaco during the cars race or the birthday party scene at Stark’s.

My question is: is it really possible to shoot such a trash? I honestly believe that it should be forbidden to produce movie like this. They are noxious for the human intelligence.

If you don’t trust my words, you can challenge yourselves looking at the Hammer’s exposition when Mr. Tony Hammer presents the new weapons for the USA Army. If you survive those scenes, be strong for the end. If you eventually resist the glossy and pathetic end, then it’s you that you are the real superheroe!

CONSIGLI PER FILM IN DVD "La battaglia dei tre regni" di John Woo

La battaglia dei tre regni

REGIA: John Woo



ATTORI:

Tony Leung

Takeshi Kaneshiro

Zhang Fengyi

Chen Chang

Wei Zhao

Titolo originale Chi bi

GENERE: Azione

DURATA: 148 min.

La parola entertainment viene dal latino inter + tenere, che nel senso originario può valere come “mantenere all’interno di un certo stato”. Dunque nel suo senso originario la parola significa “mantenere qualcuno in un certo stato, riuscire a tenerlo in quel determinato stato per un lasso di tempo”.

Ed è vero, perché il film ti prende fin dall’inizio e ti trasporta in un mondo dalle azioni inverosimili ed impossibili, dove anche l’impossibile è possibile. Dove tutto è azione e vive di azioni esagerate fino all’inverosimile. Di saggezza e conoscenza dei misteri della natura al limite della magia.

Il film ti prende e ti tiene incollato allo schermo per tutto il tempo e non ti molla che alla fine, concedendoti solo oscillazioni sulla poltroncina dove continui ad agitarti per i continui colpi di scena e le sequenze magnifiche delle battaglie, tipo Il Signore degli anelli: battaglie lunghe e cruente eppure belle ed affascinanti.

Belli i colori, belle le immagini di un mondo patinato mitico e da favola.

I dialoghi sono nello stereotipo: valori di ideali alti ed eroici di uomini veri che nulla temono, la morte meno che mai, e che sono pronti a far fronte a tutto fuorché all’arte seduttiva ed ammaliante della bellezza femminea sì potente da scatenare una guerra fra ben tre Regni nella lontana Cina.

E allora mi viene da pensare che Orazio, il poeta latino, non aveva poi tutti i torti quando diceva

Nam fuit ante Helenam cunnus

Taeterrima causa belli

Insomma alla fine è pur sempre a causa di una donna che i veri uomini finiscono per sbranarsi e sgozzarsi, e questo Orazio l’aveva ben capito riferendosi alla vulva di Elena.

Ma che l’avesse capito anche il Divin Poeta? Non so, ma il dubbio è forte e mi inter-tenet:

Ma già volgeva il mio disio e ‘l velle

L’amor che move il sole e l’altre stelle

domenica 16 gennaio 2011

Firenze: cinema in centro o Multiplex nelle exurb?


Firenze: cinema in centro o Multiplex nelle exurb?


A Firenze è polemica fra i partiti di maggioranza, PD e IDV, per la costruzione del Multiplex exurb, a Novoli. Ma al di là della polemica quello che mi sorprende è che non ci si renda conto che i multisala non sono amati almeno da un buona fetta del pubblico. Intendo le persone dai trenta anni in su, che sono poi quelli che hanno i soldi per andare in modo continuativo al cinema. Ma basta avere una minima esperienza di cinema (essere un frequentatore di cinema) per rendersi conto che il pubblico sta ritornando nelle sale e soprattutto nei cinema del centro (almeno in quei pochissimi sopravvissuti). Mi sorprende che in questo tentativo di costruire la multisala a Novoli ci sia anche la famiglia Germani, che di situazione cinema (in centro) dovrebbe intendersene. Qui non siamo negli Stati Uniti. Siamo a Firenze. Ed il centro è un luogo crowd-puller and crowd-pleaser. Il centro è l'anima ed il cuore di una città che vive solo di turismo, nonostante la mancanza di qualità di tanti esercizi. Eventualmente quello che ci vorrebbe nel centro di Firenze sarebbero cinema più moderni, più puliti, multifunzionali: che non fossero solo cinema, ma anche caffetterie e librerie.

sabato 15 gennaio 2011

TAMARA DREWE - TRADIMENTI ALL'INGLESE di Stephen Frears


Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese

REGIA: Stephen Frears






Il Lato B di Gemma Arterton (Tamara Drewe)


ATTORI:

Gemma Arterton

Roger Allam

Bill Camp

Dominic Cooper

Luke Evans.

TITOLO ORIGINALE: Tamara Drewe

Genere: Commedia

Durata: 111 min.

Il film seguendo un gusto molto mainstream è diviso secondo le quattro stagioni che incorniciano la storia degli eventi di un anno a Stonefield un ameno (e noioso) paesino della campagna inglese. In questo paesino vi è una fattoria biologica dove vivono il famoso giallista Nicholas Hardiment e sua moglie Beth che gestisce la fattoria e il famoso giallista (femminaro e bugiardo incallito) che hanno trasformato quella casa in un retreat per scrittori vanitosi e più o meno falliti o in cerca di se stessi.

Estate. La stagione dell’arrivo di Tamara.

Ci presenta due terribili groupie, Casey e Jody, che muoiono di noia in quel luogo e combinano casini per vincere la noia. Jody soprattutto è fanatica di Ben Sergeant batterista di un gruppo rock inglese, pazzo come tutti i batteristi di band rock. Poi c’è l’arrivo di Tamara che aveva vissuto in quel paesino da piccola quando era un piccolo anatroccolo a causa del suo naso gobboso e grosso. Ritorna con un bel nasino nuovo (avuto da un’operazione di chirurgia plastica) per ritrovare le sue radici e scrivere un libro e vendicarsi di Andy il suo ex boy friend che l’aveva mollata; sfodera un bel culo che le fuoriesce da un paio di short di jeans attillatissimi. Tamara è morbida, sensuale e pure un po’ zoccola e porta scompiglio nella comunità di scrittori boriosi.

E’ dunque più che altro l’estate della zoccoletta Tamara e del suo innamoramento per Ben Sergeant che ha incontrato, durante un concerto rock da quelle parti, per intervistarlo per il giornale di Londra per cui lavora.

Autunno. La stagione della Gelosia e dell’errore di Ben.

E’ la stagione della gelosia di Andy, l’ ex di Tamara, che lui aveva mollato quando lei era ancora era un brutto anatroccolo. Quando la rivede ne è immediatamente attratto (il culo in bella mostra aveva avuto il suo effetto). Ma lei invece si scopa il batterista pazzo e svitato per un’ (in)consapevole rivalsa verso Andy.

Ma è anche la stagione del primo errore di Ben. Un errore fatale che mai si deve commettere con una donna: regalare qualcosa che è già stato regalato ad un’ altra donna. Mai una donna è seconda ad un’altra!

Inverno. La stagione delle rivelazioni e delle cattiverie.

La più grossa rivelazione è che Ben è uno stronzo ed un immaturo. E Tamara scopre che Ben è davvero uno stronzo e sempre (in)consapevolmente scopre di amare ancora Andy.

E’ la stagione delle cattiverie delle due groupie, Casey e Jody, due viperine che combinano casini e rovinano la vita a molti inviando di nascosto email dal computer di Tamara, in cui si dice che la bella Tamara promette belle scopate a tutti.

Primavera. La stagione dello squallido Nicholas Hardiment e del dramma.

Tamara dopo aver scoperto che Ben è stronzo cerca Andy, ma lo vede, mentre scopa la proprietaria di un pub e allora, nello sconforto del suo dolore si fa scopare dallo squallido Nicholas Hardiment, sebbene lei lo abbia sempre detestato.

E’ poi la stagione del dramma per la fine del porco Nicholas Hardiment, per quanto nell’ultime scene il dolore si riscatti con l’arguzia di un umore tutto inglese.

Finalmente un film inglese senza la classe operaia (Alleluia!) con un linguaggio che però è senz’altro in linea con quello delle fabbriche e dei pub proletari. Un film comunque vibrante e con molti cambi di passo e generi mischiati, che lo rendono elettrico come un cuore in leggera fibrillazione. Un film spicy, piccante e godibile.

Da inguaribile romantico sinceramente mi lascia perplesso la mentalità tutta inglese dell’uso corporale del sesso: si scopa come si mangia e si beve. E Tamara, nonostante il ravvedimento finale, ne è un bell’esempio.

Voto: tre stelle e mezzo.

giovedì 13 gennaio 2011

NETUREI KARTA: What is the Neturei Karta?


WHAT IS THE NETUREI KARTA?

Neturei Karta opposed the establishment of and retain all opposition to the existence of the so-called "State of Israel"!

Neturei-Karta is the Aramaic term for "Guardians of the City. The name Neturei-Karta originates from an incident in which R. Yehudah Ha-Nassi (Rabbi Judah the Prince) sent R. Hiyya and R. Ashi on a pastoral tour of inspection. In one town they asked to see the "guardians of the city" and the city guard was paraded before them. They said that these were not the guardians of the city but its destroyers, which prompted the citizens to ask who, then, could be considered the guardians. The rabbis answered, "The scribes and the scholars," referring them to Tehillim (Psalms) Chap. 127. (Jerusalem Talmud, Tractate Hagiga. 76c).

The name was given to a group of Orthodox Jews in Jerusalem who refused (and still refuse) to recognize the existence or authority of the so-called "State of Israel" and made (and still make) a point of publicly demonstrating their position, the position of the Torah and authentic unadulterated Judaism.

The group was founded in Jerusalem, Palestine in 1938, splitting off from Agudas Yisroel. Agudas Yisroel was established in 1912 for the purpose of fighting Zionism. Gradually lured by money and honor they sold out to the "Golden-Calf" (see Exodus, XXXII) of Zionism. Those who wanted to maintain their faith and continue the struggle against Zionism, dissociated themselves from Agudas Yisroel and associated parties.

Over the years, a number of Neturei Karta activists and followers settled outside of Palestine. Some of the reasons that these individuals abandoned the country in which they and their families had lived for many generations (having lived there many years prior to the establishment of the illegitimate so-called "State of Israel") include: ideological refusal to live under the illegitimate heretical "Israeli" regime, their being exiled by the Zionist government for their insistence of remaining independent of the illegitimate heretical regime or them being unable to live a normal family life due to them and their families being persistently harassed, repeatedly incarcerated and many times even physically tortured by the Zionist police and agents. This dispersion resulted in the emergence of various Neturei Karta establishments on the broader international scene. These establishments include synagogues, educational institutions, publishing houses and organizations. The establishments in New York include three synagogues in Brooklyn (Boro Park and Williamsburg), three upstate, and organizations include the Friends of Jerusalem in NY, NY.

Neturei Karta is not - as is often alleged - a small sect or an extremist group of "ultra-orthodox" Jews. The Neturei Karta have added nothing to nor have they taken anything away from the written and oral law of the Torah as it is expressed in the Halacha and the Shulchan Aruch. The Neturei Karta are fighting the changes and inroads made by political Zionism during the past one-hundred odd years. Guided by the rabbis of our time and under the inspiring leadership of the late Reb Amram Blau, the Neturei Karta refuse to recognize the right of anyone to establish a "Jewish" state during the present period of exile.

There are those who wish to play down the Neturei Karta and its' Torah-true beliefs. This has been attempted many a time by stating that the Neturei Karta is a minority group and that compared to other Jewish groups the Neturei Karta aren't even noticeable in terms of number.

The name Neturei Karta is a name usually given to those people who regularly pray in the Neturei Karta synagogues (Torah Ve'Yirah Jerusalem, Torah U'Tefillah London, Torah U'Tefillah NY, Beis Yehudi Upstate NY, etc.), study in or send their children to educational institutions run by Neturei Karta, or actively participate in activities, assemblies or demonstrations called by the Neturei Karta. Although it is true that the number of families which could be classified as Neturei Karta members or activists per-se is relatively small (several thousand), the number of Orthodox Jews who believe in the anti-Zionist ideology which Neturei Karta is known for, number in the hundreds of thousands.

Neturei Karta oppose the so-called "State of Israel" not because it operates secularly, but because the entire concept of a sovereign Jewish state is contrary to Jewish Law.

All the great rabbis who in accordance with Jewish Law opposed Zionism at its inception did not do so merely due to consideration of the secular lifestyles of the then Zionist leaders or even for their opposition to Torah heritage and rejection of its values and practices, but due to the fact that the entire concept of a Jewish state is in direct conflict with a number of Judaism's fundamentals.

Condemnation of and segregation from anything connected to or affiliated with the so-called modern day "State of Israel" is based on the Talmud, the key fundamental doctrine of the Oral Tradition handed down by G-d to Moses on Mt. Sinai. The Talmud in Tractate Kesubos (p. 111a), teaches that Jews shall not use human force to bring about the establishment of a Jewish state before the coming of the universally accepted Moshiach (Messiah from the House of David). Furthermore it states that we are forbidden to rebel against the nations and that we should remain loyal citizens and we shall not attempt to leave the exile which God sent us into, ahead of time.

Jews are not allowed to dominate, kill, harm or demean another people and are not allowed to have anything to do with the Zionist enterprise, their political meddling and their wars.

Neturei Karta forbid any participation with the so-called "State of Israel" or any of its subsidiaries. Neturei Karta followers do not participate in "Israeli" elections nor do they accept any aid from "Bituach Le'Umi" (Social Security), and the educational institutions of the Neturei Karta reject any form of financial support from the so-called "Va'ad HaYeshivos" (equiv. to Department of Education).

The Zionist state employs a set of chief rabbis and uses religious parties to ornament their state with a clerical image. They study the Torah with commentaries altered to clothe the words with nationalistic nuances. Our rabbis have countless times proclaimed that it matters little which individuals or parties govern in the Zionist state because the very establishment and existence of the state itself is to be condemned and to be deplored.

The true Jews remain faithful to Jewish belief and are not contaminated with Zionism.

The true Jews are against dispossessing the Arabs of their land and homes. According to the Torah, the land should be returned to them.

Neturei Karta deplore the systematic uprooting of ancient Jewish communities by the Zionists, the shedding of Jewish and non-Jewish blood for the sake of Zionist sovereignty and the Neturei Karta favor a peaceful transition from the present Zionist rule to a non-Zionist entity.

According to Judaic Law the Torah has the last word. There is no such thing as a majority of Jews who happen to be Jewish by birth who can alter Torah Law in any way. In fact even the greatest rabbi or as Maimonides writes, "even the greatest prophet" [referring actually to an authentic prophet], has no right to distort or amend even one letter of the Torah.

Rabbi Blau stated shortly before his death that the acceptance by the United Nations of the Zionist state as a member state constituted a grave injustice to the Jewish people. Neturei Karta hope that this great error will be corrected at the earliest opportunity. The Neturei Karta regret that the Zionist state has usurped the holy name of Israel and that the Zionists so often pretend to speak in the name of the Jewish people and assume the right to act on our behalf. Only those rabbis who have not been affected or influenced by the poison of Zionism, can be considered the spiritual leaders of today's Jewry.

The world must know that the Zionists have illegitimately seized the name Israel and have no right to speak in the name of the Jewish people!

(Source: http://www.nkusa.org/aboutus/index.cfm)

mercoledì 12 gennaio 2011

Wadi Haddad Who he really was?


Dr Wadih Haddad (1927 – March 28, 1978), a.k.a. Abu Hani, was a Christian Palestinian, who in the 1960s and 1970s was responsible for several attacks against Israel. He is believed to have beenassassinated by the Mossad.

Biography

Early years

Haddad was born to Greek Orthodox Arab Christian parents in Safed, in what is today northern Israel, in 1927. During the 1948 Arab-Israeli War his family's home was destroyed and his family fled toLebanon. He studied medicine at the American University of Beirut, where he met fellow Palestinian refugee George Habash. Together they helped found the Arab Nationalist Movement (ANM), a Pan Arab and Arab socialist grouping aiming to liberate Palestine from Zionist occupation.

After graduating, he relocated with Habash (a paediatrician) to Amman, Jordan, where they established a clinic. He worked with the United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees (UNRWA) in 1956, but due to his Palestinian nationalist activism he was arrested by the Jordanian authorities in 1957. In 1961, he managed to escape to Syria. Haddad argued for armed struggle against Israel from 1963 onwards, and succeeded in militarizing the ANM.

Popular Front radical

After the 1967 Six Day War, the Palestinian wing of the ANM transformed into a socialist Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP), under the leadership of Habash. Haddad became the leader of the military wing of the group, involved in organizing attacks on Israeli Occupation targets. He helped plan the first PFLP aircraft hijacking in 1968, when an Israeli El Al plane was hijacked. He went on arguing for and organizing hijackings, despite criticism against the PFLP from within the Palestine Liberation Organization (PLO).

PFLP – External Operations

The Dawson's Field hijackings of 1970, when PFLP members including Leila Khaled brought three passenger jets to Jordan, helped provoke the bloody fighting of Black September. After the expulsion of the PLO factions from Jordan, Haddad was subjected to harsh criticism from the PFLP, which was in turn under pressure from the rest of the PLO. Haddad was ordered not to attack targets outside of Israel, but continued operations under the name of Popular Front for the Liberation of Palestine - External Operations (PFLP-EO). Haddad was expelled from the organization PFLP in 1973.

He also employed the services of Ilich Ramírez Sánchez, better known as "Carlos the Jackal", whom he had met in 1970 and trained in guerrilla warfare techniques. In 1975, however, Haddad decided to expel Sánchez from his team after he had been accused of refusing to kill two hostages and possibly stealing ransom money, after the assault on the OPEC conference in Vienna on December 22. In June 1976, Haddad organized the Entebbe hijacking.

Death attributed to Mossad

Haddad died on March 28, 1978, in the German Democratic Republic. According to the book Striking Back, published by Aharon Klein in 2006, Haddad was eliminated by the Mossad, which had sent thechocolate-loving Haddad poisoned, biologically-infected Belgian chocolates coated with a slow-acting and undetectable poison which caused him to die within a month.[1] "It took him a few long months to die," Klein said in the book.[1] Haddad died in a rundown hotel in East Germany after doctors were unable to diagnose his disease.[2]

What remained of the PFLP-EO dissolved after his death, but in the process augured the May 15 Organization and the PFLP-SC.

A 2010 German TV documentary cites Mossad agents confirming the assassination of Haddad by Mossad poisoned chocolate.[2]

KGB Agent

According to Vasili Mitrokhin, a senior KGB archivist who defected to the UK in 1992, in early 1970 Haddad was recruited by the KGB as an agent, codenamed NATSIONALIST. Thereafter, in deep secrecy the Soviets helped to fund and arm the PFLP. The KGB had advance warning of its major operations and almost certainly sanctioned the most significant, such as the September 1970 hijackings. Haddad remained a highly valued agent till his death in 1978. Mitrokhin is not universally regarded as a reliable source.

A letter by Yuri Andropov allegedly confirming Haddad's role as an agent was independently discovered in Soviet archives by Vladimir Bukovsky, and has been published since.

(Source: Wikipedia)