I Fiori di Kirkuk
REGIA:
ATTORI:
Titolo originale Golakani Kirkuk
GENERE: Drammatico
Durata: 115 min
1988 il regime di Saddam Hussein inizia una epurazione del popolo curdo. Najla che da anni studia medicina in Italia, a Roma, ritorna a Baghdad per ritrovare Sherko, il suo ragazzo, un medico curdo che è rientrato in patria per aiutare il suo popolo e fuggito da Najla per non metterla in pericolo: essere curdo è una colpa ed aiutare un curdo è ancora più grave per un’araba.
Najla è una ragazza dai costumi ormai occidentali. Si è italianizzata e per la ricca famiglia dello zio dove vive dopo la morte dei genitori è un problema, soprattutto per il cugino Rasheed, con il quale avrà molti scontri a causa del suo amore per Sherko che è curdo, la razza odiata dagli iracheni che li considerano a livello di animali.
Il film vorrebbe essere, forse, una bella favola d’amore a metà strada fra Bolly e Holly – wood , che però finisce per narrare l’ostinata ingenuità di una ragazza che non conosce il senso della realtà, quello che sta succedendo nel suo paese. Il film ha delle spinte drammatiche belle, ma scade di tono nel volerci presentare la versione di una Giulietta & Romeo story, made in Iraq, con frasi talora assai ricercate, che insistono a indicare bellezza e poesia, ma di fatto risultano troppo sdolcinate e grossolane.
E in tutta onestà ci vuole anche una buona dose di pazienza per seguire le vicende uterine di questa ragazza, testarda, capricciosa, ostinata e ribelle, incapace di ragionare. Cieca di un amore assurdo, dipinto troppo di rosa, che esiste solo nei film. E non rende nemmeno giustizia alle donne dipingendole, in modo così stereotipato, come diaboliche in amore fino ad accettare di convivere con il male (Najla infatti accetterà di lavorare con i servizi interni –
La nota positiva di questo film? Che ci fa vedere e capire dall’interno come funzionava il regime di un boia.
Due stelle.
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