mercoledì 28 settembre 2011
The Fall of Democracies and the Economy of Happiness
sabato 24 settembre 2011
IO SONO LI di Andrea Segre
Io sono li
REGIA: Andrea Segre
ATTORI: Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston
GENERE Drammatico
DURATA: 100 min
Com’è l’Italia vista dagli occhi di una cinese? Su questo interrogativo sembrano aprirsi le prime scene del film di Segre. La cinese è Shun Li, una lavoratrice in mano della mafia gialla in attesa del giorno che arriverà “
Lavora in in una fabbrica di camice. Dalla fabbrica viene mandata a lavorare a Chioggia in un bar.
Lei attraversa tutto il nord brumoso per raggiungere Chioggia e pensa al figlio lontano. A Chioggia si ritrova in camera con Lian che le dice che lavorerà in un bar che gli italiani chiamano Osteria.
Inizia il lavoro e naturalmente ha difficoltà a capire i veneti (anche noi però; e difatti ci sono i sottotitoli ad aiutarci).
Sono buoni questi italiani che frequentano il bar: anzi noi italiani siamo buoni perché siamo ganzi e siamo ganzi perché siamo buoni per natura.
Non tutti sono buoni però: Devis è il più stronzo di quelli che frequentano il bar; tutti pagano il “ciòdo” ma lui no. Lui ruba, ha sempre i soldi in tasca e non paga i debiti.
Gli italiani del bar scoprono che i cinesi cucinano bene. Ma ovviamente cucinano bene perché Marco Polo gli ha insegnato a cucinare, di questo ne son ben consapevoli gli avventori.
Sta bene Li in quel bar con quegli italiani buoni e piano piano impara anche l’italiano (pardon: il veneto).
Li diverrà amica di uno dei pescatori anziani che frequentano il bar: Bepi, detto il Poeta. Tra i due nascerà un tenero affetto che però sarà osteggiato dalle due comunità: quella degli italiani e quella dei cinesi…
Bella la regia, bella la fotografia. Belle le lettere che Li scrive a suo figlio. Belli i testi letterari citati nel corso del film. Belli i dialoghi fra Li e Bepi. Bella, tenera, poetica e toccante la storia d’affetto fra Li e Bepi..
Un gran bel gioiellino questo film. Un gioiellino in miniatura perfetto e finemente cesellato. Un film di nicchia che ha il pregio di un prodotto mignon di grande valore.
Una metafisica della quotidianità e dei conflitti sociali perfettamente incastonati.
Voto: quattro stelle.
venerdì 23 settembre 2011
LA PELLE CHE ABITO di Pedro Almodóvar
La pelle che abito
REGIA: Pedro Almodóvar
ATTORI: Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Roberto Álamo.
TITOLO ORIGINALE: La piel que habito
GENERE: Drammatico
GENERE: 120 min
Toledo 2012: inizia qui la storia, apparentemente collocata spaziotemporalmente.
La storia di una casa degli orrori, che parte con l’apertura su di una colazione servita dalla cucina del piano terra e inviata tramite un passavivande al piano superiore, dove una bella ragazza vive in una stanza prigione.
Poi il film stacca su una conferenza di luminari della chirurgia plastica, dove il professor Robert Ladgard tiene una relazione sulle scoperte scientifiche della chirurgia plastica facciale.
Si torna di nuovo alla casa degli orrori e si scopre che è la casa dello stesso professor Ladgard che tiene segregata la bella ragazza e sui cui conduce esperimenti per la creazione di una nuova pelle, sintesi di cellule umane e suine. Una pelle più resistente, alle malattie ed alle punture degli insetti.
La ragazza giace sul letto con i polsi tagliati. Il professore Ladgard la porta nella sala operatoria privata della sua villa e la salva.
Salva un corpo sezionato millimetro per millimetro dai disegni fatti per l’applicazione della nuova pelle da lui creata.
Ma quella cavia umana è una cavia speciale, che vive di un diritto di libero arbitrio che la porterà ad allontanarsi dall’arbitrio del suo Creatore (ed il film con il suo andamento lento, manieristico e stilizzato ci svelerà perché).
Il film è lento, soprattutto nella prima parte. E’ pure allucinante, scomodo e talora ridicolo, soprattutto in certe scene di sesso.
All’inizio infatti c’è da domandarsi che senso abbia questo film, e se non fosse che poi il film decolla soprattutto negli ultimi venti minuti quel senso sarebbe difficile da afferrare.
E’ l’imporsi del Verbo omosessuale che regge il mondo di Almodóvar che tiene in piedi la storia, sospendendo il tutto nel punto interiore atemporale delle sue visioni estetiche gay: carne in quantità, vita, morte, sesso, possesso dei corpi, pazzia dei corpi, zone d’ombra che spingono alle perversioni ed al delitto.
Questa volta però Almodóvar va più in profondità: fin dentro la carne stessa e la penetra con il bisturi (metafora più incisiva delle altre penetrazioni dolorose che costellano il film), esaltando un’ estetica della carne che farebbe impallidire Yukio Mishima: la carne è il mondo, la carne è lo spirito, la carne è la vita, la carne è l’anima.
Il Verbo, per Almodóvar, davvero si è fatto (solo) carne.
Buono il finale.
Voto: tre stelle.
domenica 18 settembre 2011
SUPER 8 di J.J.Abrams
Super 8
REGIA: J.J. Abrams
ATTORI: Kyle Chandler, Elle Fanning, Joel Courtney, Gabriel Basso, Noah Emmerich.
GENERE: Fantascienza
DURATA: 112 min
Muore la mamma di Joe, schiacciata (pare) da una trave d’acciaio in un fonderia. Durante il funerale i suoi amici si preoccupano che Joe non voglia più lavorare ad un film sui morti viventi che stavano producendo per un festival provinciale. Ma quattro mesi dopo Joe è di nuovo nel cast dei suoi compagni di scuola. Hanno in progetto di girare una scena a mezzanotte in una stazioncina semiabbandonata. Cominceranno a girare la scena più importante quando vedono arrivare in lontananza il treno. Mentre girano la scena un furgoncino guida in senso inverso sui binari contro il treno. Ci sarà l’impatto e l’esplosione spettacolare del treno merci. I ragazzi fuggono ed abbandonano la cinepresa che continuerà a filmare quello che loro sapranno solo più tardi…
E’ un film sull’incontro ravvicinato di terzo tipo, ma non troppo pacifico per la verità. Un incontro che si svolge in una cittadina americana, quella tipica dei film americani post-guerra: tanto perbenismo e tante faide dietro la facciata perbenistica. Dove i ragazzi che finiscono sempre nei guai sono tuttavia virtuosi e salveranno il mondo dal male degli adulti.
Un film di grande spessore che nel frame delle faide familiari svolge la sua azione: uno scontro fra strutture complesse, gli adulti, e strutture semplici, gli adolescenti. Inquietanti e malvage quelle complesse, dirette e capaci di arrivare alla verità della vita quelle semplici (uno schema ripetitivo del cinema americano).
Un film dove non c’è spazio per l’intellettualità ma solo per una sana e robusta “action”.
Un film che se non si sapesse dalla locandina che è di J.J.Abrams si penserebbe che fosse di Spielberg (magari uno Spielberg un po’ più torbido), con tanta fantasia e forza narrativa.
Spettacolo assicurato.
Voto: tre stelle e mezzo.
sabato 17 settembre 2011
CARNAGE di Roman Polanski
Carnage
REGIA: Roman Polanski
ATTORI: Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly
TITOLO ORIGINALE: God of Carnage
GENERE: drammatico
DURATA: 79 min
Lo schema del film è molto semplice e lineare. Comincia al parco con due ragazzi che fanno a botte. Zachary con un bastone colpisce Ethan che l’aveva chiamato spia e gli rompe due incisivi. I genitori di Zachary, i Cowan, si recano dopo l’incidente in uno spettacolare appartamento di Manhattan per porgere le loro scuse ai genitori di Ethan, i Longstreet, e partiti dalle normali frasi di convenienza sociale finiranno per scannarsi verbalmente. E mentre loro si vomitano addosso i mostri che sono evoluti dentro di loro a causa di un menage familiare troppo lungo ed asfittico i figli nel frattempo di nuovo al parco si riappacificano sereni.
Il film mi fa venire in mente il filosofo Slavoj Žižek che diceva che la famiglia è un luogo dove si generano mostri. Niente di più vero guardando il film. Nel film infatti si passa da un iniziale scontro tribale (clan familiare contro clan familiare) al tutti contro tutti; dallo scontro della solidarietà maschile contro l’alleanza (temporanea) femminile al consolidarsi degli istinti maschili bevendo un meraviglioso whiskey e al decadere irrimediabile nelle più disperate pulsazioni uterine dell’odio femminile per via del meraviglioso whiskey.
Gli esseri umani non si piacciono e a stento frenano la loro animalità con convenzioni sociali (buone maniere, caffè, whiskey, torte, sigari…) e si irritano con fattori meccanici (istinto di appartenenza al clan familiare, cellulari, telefoni e madri petulanti che non liberano mai i loro figli…) che mettono in moto trigger che disfaranno ogni convenzione sociale incapace di occultare la rabbia e la frustrazione di un individuo che si porta ormai da anni dentro il mostro di se stesso…
Un film bello ma irritante. Un grande pezzo teatrale seppur splendidamente adattato al cinema, con attori stellari. Ma rimane comunque e sempre teatro e al cinema però si va per vedere cinema (cioè azione) e non teatro (recitazione per la recitazione + stasi).
Mi viene da pensare che nonostante queste riflessioni il cinema americano si può permettere anche questi film. In Italia non si è in nessun modo capaci di produrli. Ci aveva provato Sergio Castellitto con “La bellezza del somaro” ma era stato un disastro totale. Il film di Polanski non è un disastro: è un bel film. Irrita e tuttavia è un gran prodotto.
Sederete incomodamente su una poltrona ma vedrete un film di valore.
Voto: 3 stelle
lunedì 12 settembre 2011
CONTAGION di Steve Soderbergh
domenica 11 settembre 2011
Il Sole 24Ore: polemica sullo stile (nella letteratura contemporanea)
sabato 10 settembre 2011
L'ULTIMO TERRESTRE di Gianni Pacinotti
Anna Bellato "Anna" nel film di Pacinotti |
L'ultimo terrestre
TUTTA COLPA DELLA MUSICA di Ricky Tognazzi
Tutta colpa della musica
domenica 4 settembre 2011
Finalmente gli stati reagiscono al capitalismo eugenetico
sabato 3 settembre 2011
COSE DELL'ALTRO MONDO di Francesco Patierno
Un grande Diego Abatantuo |
C’è lui in questo film, l’Abatantuono, che da terrún si è trasformato in leghista trevigiano a tirare le fila di un film sul valore degli immigrati avvertito con molto senso di buonismo: immigrato è bello e fa bene all’Italia.
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