giovedì 30 dicembre 2010

L’avvento dell’Homo Digitalis come unificazione di platonismo e aristotelismo


L’avvento dell’Homo Digitalis come unificazione di platonismo e aristotelismo

Credo fermamente che nessuno può sfuggire al proprio tempo, ai gusti, alle tendenze del proprio tempo. Neanche chi viva ai margini del mercato globale. Si vive tutti come rivolti verso l’alto a quei segnali che danno impulso motorio alle direzioni della nostra vita nel corso dell’ esistenza.

Credo, anche, che solo coloro che sono perennemente unterwegs, in viaggio, sappiano cogliere meglio degli altri i movimenti e le direzioni.

Chi arriva, subito si chiude; chi rimane sempre unterwegs rimane sempre aperto.

Sono inoltre convinto che, per usare il linguaggio immaginifico (e perciò esemplificativo) dei miti, la storia di un uomo la cui intelligenza era definita politropica (cioè sapeva volgere ed adattare la propria intelligenza ad ogni situazione) sia finita (chiusa) il giorno che lasciata Troia giunse alla sua petrosa Itaca: Ulisse.

Solo chi è in perenne unterwegs coglie appieno il senso direzionale (transcendens) del mondo contemporaneo lasciando aperta in modo indefinito la sua storia.

Oggi si è indissolubilmente affermato l’ HOMO (sempre meno) SAPIENS (e sempre più) DIGITALIS: l’uomo sempre unterwegs.

Che vuol dire questo?
Vuol dire che le Istituzioni tradizionali (gli Stati) segnano il passo rispetto a forme private emergenti come le banche, i veri padroni dell’economia mondiale che determinano le cadute stesse degli Stati e cambiano le ideologie; e il mondo del Web2.O (i social network, i blog, le Wiki- Pedia/Leaks, i Tagging che generano le ricerche in rete in base agli assi naturali generati dagli utenti…).

L’ HOMO DIGITALIS è perciò l’ uomo che vive nella modernità, intesa come emarginazione delle forme istituzionali tradizionali a favore di forme più veloci, flessibili e cangianti e soprattutto individuali.

L’ HOMO DIGITALIS è in grado di mettere in crisi gli Stati (banche) e addirittura di spiarli e metterne a nudo la debolezza (Wikileaks).

Gli Stati sono determinati geograficamente, l’ HOMO DIGITALIS invece vive nel flusso continuo del Web2.0, che lo muove coscientemente o incoscientemente ma sempre in movimento ed in ricerca. L’ HOMO DIGITALIS è in grado di determinare individualmente, mentre le Istituzioni vengono oggi sempre più determinate dalle individualità (modo di generare del Web2.0).

Ecco, per queste ragioni, credo che l’individualista sia sempre unterwegs: perché ha deciso di non arrivare (di non trovare una collocazione definitiva) e di affidarsi all’interazione del Web come modo di determinare il Mondo.

Ma la grande novità dell’ HOMO DIGITALIS è il superamento di una cultura da secoli divisa tra platonismo ed aristotelismo. Nel tagging l’HOMO DIGITALIS ha creato un atto che racchiude tutta la dottrina aristotelica del genere > specie > differenza = definizione (homo animal rationalis), e la supera addirittura. Nell’atto di un solo tag[1] è già compresa la (nuova) definizione di qualcosa già definito in precedenza (Aristotele) che contemporaneamente genera in senso ascensionale (Platone) un asse trascendente la nuova definizione all’interno del Web.

In questo modo si assiste all’unificazione del genere con l’idea. I tag costituiscono nuovi mondi che nascono da un nuovo senso impresso alla realtà di partenza.



[1] Infatti si dice genere un insieme di realtà [tagging] che si trovano in relazione con un unico termine [tagged] e quindi tra loro (Porfirio ISAGOGE)

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