martedì 21 dicembre 2010

CONSIGLI PER FILM IN DVD "Lebanon" di Samuel Maoz




Lebanon

REGIA: Samuel Maoz





ATTORI:

Oshri Cohen

Michael Moshonov

Zohar Strauss

Reymond Amsalem

Itay Tiran

GENERE: Drammatico

DURATA: 90 min

ANNO PRODUZIONE: 2009

I veri protagonisti sono due: la luce e la tenebra. La luce di un bellissimo campo di girasoli in fiore dai colori oro e verde sotto un terso cielo blu alto e lontano e la tenebra nel ventre di un carro armato che occulta il fetore dei suoi escrementi.
Lì quattro soldati combattono una guerra senza senso, in mezzo all’olio che cola dalle pareti del carro e allaga il fondo, in mezzo al sudore dei loro corpi e alla sporcizia appiccicosa ed opprimente che regna in quel buco nero. Ma fra loro e la guerra c’è un muro di acciaio: li separa e li distanzia ma non li protegge. Non li protegge dalla paura di essere uccisi, non li protegge dalle atrocità e dai crimini. Eppure sono lì nel mezzo della guerra ma è come se fossero lontani: la vedono attraverso i mirini di puntamento e i periscopi. Sparano, uccidono ma tutto avviene in differita. Lontano da loro. Il mondo si è capovolto. Lì dentro regna il buio l’untuosità e la paura: la paura di morire, la paura di deludere la propria famiglia, la paura di non tornare a casa, il nome invocato della madre o il ricordo di un sesso infantile e liberatorio. Fuori si muore davvero, fuori è la guerra in diretta, il crimine e l’assurdità della morte eppure fuori c’è l’aria. Fuori si respira. Fuori c’è la luce!
Nel ventre del carro armato non ci sono quattro soldati ma quattro bambini isterici che non sanno come agire, come comportarsi. Hanno paura, sono nevrotici, insulsi, paranoici. Solo la droga gli dà la serenità e l’incoscienza di affrontare la morte e la paura.
Certo non vi sono in questo film le vette liriche di “Apocalypse now” di Francis Ford Coppola. Il delirio non è il delirio all’altissimo livello filmico del film di Coppola, è più la fine del topo, lo strisciare del serpente, la paura di essere in una fogna e di non uscirne più. E’ un soffocare lento e penoso.
La luce solo a tratti entra in quel mondo di tenebra. Ed è quando si apre il portello che chiude l’uscita e si cala giù non un angelo ma un ufficiale senza più sentimenti, un uomo che ha rinunciato all’umanità ma che in fondo non l’ha ancora persa, perché il dubbio lo tormenta.
Bellissimo il finale. Un finale bello quanto assurdo. Paragonabile ad un quadro di Magritte. Tutto resta sospeso ed inconcluso così com’era cominciato.

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