mercoledì 29 dicembre 2010

We Want Sex di Nigel Cole


We Want Sex

REGIA:Nigel Cole




ATTORI:

Sally Hawkins

Bob Hoskins

Miranda Richardson

Geraldine James

Rosamund Pike

TITOLO ORIGINALE: Made in Dagenham

GENERE: Drammatico

DURATA: 113 min.

We want sex? Perché questo titolo?

Sono gli ormai mitici anni Settanta, a Dagenham nell’ Essex (Inghilterra) nella fabbrica della Ford, c’è una rivendicazione sindacale da parte di 187 donne che vogliono ottenere la qualifica di “specializzate” per guadagnare di più e perciò si indice uno sciopero per il 29 maggio (1968).

L’ambiente di lavoro d’estate è una fornace e le donne, più che donne autentiche vajasse, si denudano (sarà per questo che il titolo in italiano è “We want sex” ?) per trovare refrigerio al calore infernale ed in reggiseno e mutande (praticamente) lavorano per cucire gli interni delle macchine. Ho detto autentiche vajasse, sia per il comportamento da vere virago e anche linguistico, ma soprattutto aggressivo verso gli uomini; tanto che il rappresentante sindacale dirà: “Ho combattuto contro Rommel ma non ho mai avuto tanta paura come quando entro qui” (il reparto femminile).

Se il cinema americano non sa produrre nulla senza pensare all’upper class, quello inglese invece non sembra uscire dallo schema che per fare cinema non si debba non parlare della classe operaia, delle periferie e delle case popolari.

Altra cosa che colpisce del cinema inglese è che se non si sapesse che il regista da film a film cambia si sarebbe portati a credere che in verità sia sempre lo stesso.

Logicamente parlando di classe operaia si è spinti ad obbedire al dogma che proletariato è bello, ma in realtà il film non fila via bene e ti lascia piuttosto irrequieto sulla poltrona. Sarà perché parla di vita normale, di quotidianità, di lotte sindacali, di salario, di problemi economici in un momento in cui questi problemi abbondano?

Il picco di interesse nasce comunque dalla rottura di ogni logica maschile che governa il modo delle lotte sindacali sotto la spinta di quello pulsionale delle donne, che, scavalcando, giustamente, la logica macchinosa (ed interessata) del delegato sindacale cavalca invece la ragione dei visceri femminei, tutta impulso e per natura inadeguata ai compromessi.

Così si indice il primo sciopero delle donne che l’Inghilterra abbia mai visto. Presto però la lotta da mera rivendicazione salariale si converte in lotta per la parità di diritti e salario fra uomini e donne.

E si va avanti fra lavoro (interrotto), lotte sindacali e problemi di soldi; il tutto condito di musiche pop (che sono la cosa più bella del film).

Il film, oltre che delle musiche, vive anche della passionalità, pure linguistica, di queste vajasse inglesi che sfogano il loro essere femmineo nella lotta all’ingiustizia sociale, e sindacale a causa di certi soloni ai vertici del sindacato che occupano poltrone (come oggi mutatis mutandis) più concordate con gli industriali che elette secondo i meriti. Vive anche di una buona dialettica di opposizione dei ruoli (uomini - donne)

Il messaggio del film? Una volta tutto funzionava perché nei rapporti sociali c’era un sesso completamente sottomesso, le donne, su cui l’uomo regnava padrone. Poi si sono ribellate. Ed era giusto. Doveva essere così. Ma il prezzo da pagare è che ora non esiste più un sesso sottomesso e non esiste più un piano di vita che ingloba l’altro. Ora esistono piani di vita contrapposti che sempre collidono (i.e. divorzi, separazioni, single in aumento…).

Molte cose da allora son cambiate, e questa è la Storia dopo la più grande rivoluzione sociale nel mondo liberistico e mercantile.

Ma una domanda rimane irrisolta: perché (in italiano) We want sex?

Io non l’ ho capito.

Voto: 3 stelle.

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