La vita facile
REGIA: Lucio Pellegrini
ATTORI:
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GENERE: Commedia
DURATA: 102 min
Mario, Ginevra e Luca. Un trio di stronzi per un’Italia di papponi. Questo è il succo del film.
Mario è un medico chirurgo. Il film ci fa presumere che sia un medico di successo, con una bella casa e una bella moglie molto gnocca ma solo gnocca. Ed è una gnocca della peggio specie: quella traditrice. Il suo cervello ha in mente due cose sole: fare jogging e la vita facile.
Mario è medico di successo ma pure pirla, perché per far fare la vita facile a Ginevra s’infila in un casino (che rimane fumoso per tutto il film, fino alla fine, quando si comincia ad averne un minimo di sentore): avvalla il valore medico di alcune valvole (cardiache?) ad una ditta che le produce, facendo soldi a palate.
Scoperto, viene inviato e invitato da Sergio, il suocero (primario della clinica?), a sparire per un po’ andando in Africa a lavorare nell’ospedale dove lavora Luca, il figlio di Sergio che, medico idealista, ha abbandonato l’Italia schifato.
Mario ci va, sperando di poter rientrare presto e sperando anche nell’aiuto di Sergio a sistemare le cose all’italiana, parlando all’amico dell’amico. In realtà Sergio lo molla e per sempre.
Ginevra nel frattempo scopre tutto e va in Africa a trovare Mario e Luca (il film poi ci svela che fra Ginevra e Luca vi era stata una tresca nel periodo che Mario era stato immobilizzato in ospedale a causa di un incidente automobilistico per colpa di Luca).
In Africa Ginevra rivela la pochezza del suo esser-gnocca: anche lì pensa solo a far jogging nella savana, a rompere i coglioni a Mario e a rinfocolare la tresca con Luca. Così Luca piano piano sotto l’effetto della donna diavolo comincia a rivelare il lato peggiore che covava sotto l’apparente faccia d’angelo, mentre Mario, il cattivo, rivela i lati migliori di se stesso ma rimane sempre e comunque un pirla perché alla fine si fa infinocchiare da Ginevra e soprattutto da Luca che fregherà tutti.
L’Italia che dipinge Pellegrini in questo film non è più l’Italia scanzonata e da Brancaleone di “Figli delle stelle”, che si reggeva sul lato comico. Qui il film è irritante e dipinge un paese di figli di Verdone (mi riferisco ai tipici personaggi interpretati da Verdone, ovviamente, non alla persona): fedifraghi, bugiardi, maleducati, vaiassi, mammoni e cagasotto accomunati dalla vaga di idealità del “volemose bene” (che è ormai un retaggio del cinema italiano di stampo romanesco e neorealista).
Se questa è dunque l’Italia di oggi (e ci sono buone probabilità che lo sia, perché Pellegrini ne è uno spietato critico) c’è poco da ridere. E difatti nel film non si ride ma caso mai ci si snerva.
Voto: due stelle e mezzo.
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