Il gioiellino
REGIA: Andrea Molaioli
ATTORI:
GENERE:Drammatico
DURATA: 110 min
Riassumere la storia del film non è facile.
In poche parole è il ripercorrere negli anni le malefatte finanziarie di un’azienda, la “Leda” nel film, la “Parmalat” nella realtà, fino alla caduta del suo impero fondato sul nulla, ovvero sul falso in bilancio. Un falso evidente che però fu più conveniente da parte di molti non controllare fino al momento in cui fu impossibile non farlo.
Fare un film sulle storie dei crack finanziari non è facile e finora ci riuscivano bene solo gli americani. Questa volta devo dire che ci sono riusciti anche gli italiani. E questo grazie a Molaioli, che è uno che sa fare film. E qui lo dimostra.
Ma in tutta onestà confesso che se non avessi saputo che il regista è italiano avrei pensato che il film fosse americano. Anche i dialoghi sono così nitidi che paiono doppiati.
Indizio dell’italianità del film sono l’ambientazione delle città e la resa in modo molto italico dei personaggi dove si scava a dovere, ma non troppo in profondità. E questo è un bene, perché altrimenti avrebbe di certo appesantito una storia che ha continuamente necessità di scorrere veloce e leggera per non far calare l’attenzione. Il rischio di impantanarsi in dialoghi o analisi troppo ideologiche e politiche ci sarebbe stato. Molaioli però lo evita bene.
Nella storia risalta l’evidente ottusità dei dirigenti incapaci di sganciarsi da schemi mentali che si sono costruiti negli anni e che ripetono all’infinito e la scarsa volontà di ascoltare i giovani e dar loro spazio in azienda.
Fa impressione la cattiveria che Toni Servillo getta nel personaggio del ragionier Botta. Una cattiveria a tratti frenata, perché si ha la sensazione che Servillo ve ne avrebbe potuta metter ancor di più.
Si creano adeguate scene di sesso e ed una vena di perversione masochista della giovane Laura Aliprandi (Sarah Felberbaum) sottomessasi al ragionier Botta, che sviluppano un’interessante storia secondaria all’interno del film che bene si inserisce nella necessità di alleggerire un plot che rischiava ad ogni momento di diventar pesante.
E’ un bel film non c’è che dire, se ovviamente si apprezza il filone del cinema impegnato.
E’ un cinema d’impegno che assume in sottofondo i toni del noir e del thriller: tinte scure, toni cupi, rumori smorzati ed ovattati che condiscono bene una storia vera per farla cinematografica.
Un film da vedere, perché dopo anni si può ritornare finalmente in sala a parlare dei mali di questa società con toni veri senza perdere di vista l’obiettivo numero uno del cinema: l’entertainment.
Peccato per il titolo: Il gioiellino, così debole che proprio non incuriosisce neanche un po’ ad andare a vedere questo film.
Tre stelle.
Nessun commento:
Posta un commento