domenica 21 luglio 2013

"STRONZA" (Romanzo a puntate) - Seconda parte



Hogtie e pensieri perversi

La cocciutaggine, di Nicole mi eccitava certe volte. Parlandoci via Skype o chattando via Facebook proprio mi eccitava e la voglia di metterla sotto era grande.
Volevo legarla, tipo hogtie giapponese, e sodomizzarla ficcandole la testa in un sacchetto di plastica per procurarle asfissia.
Era un impulso violento che provavo senza ragione.
Provavo piacere all’idea di metterla sotto e regalarle un orgasmo in una situazione estrema.
L’idea che l’hogtie fosse nato per legare i maiali e rendere immobili essere cocciuti fino a farne un pezzo di carne fra le proprie mani si faceva imperioso quando lei mi parlava.
Era un capricorno. I capricorni è difficile piegarli. E questo non faceva che aumentare il desiderio di farne un corpo inerte e senza vita fra le mie mani,
In chat su Facebook stava parlando di un suo amico , capricorno anche lui.
Diceva di non essere come lui.

-          Yep, but I think of him as super cautious, very methodical in his ways, needs to have everything perfect
-           
Poi ebbe un momento di pausa ed aggiunse:

-          (ooh, sounds a little like me actually) Resistant – OK – maybe you are right J

Quell’ ooh sounds a little like me actually mi eccitò.

-          That is YOU – le risposi
-          OK. I give in. I relinquish my stubbornness on this topic  J  not relinquish, I mean, concede
-          That is what makes you sexy in my opinion
-          J J J

Com’era cominciata in me quella tendenza pervertita?
Mi pare di ricordare che fosse cominciata nel 2008 con Ayako, che durante un amplesso mi chiese di strozzarla.
Non l’avevo mai fatto ed all’inizio non volevo. Lei insisté però. Cominciai dapprima premendo leggermente sul suo collo, vicino alla carotide; poi su sua insistenza, la mia pressione aumentò. Più premevo  più vedevo lei eccitarsi e bagnarsi mentre stavo dentro di lei. Sentii aumentare il piacere. Più il mio piacere aumentava più aumentava la mia pressione sulla gola di Ayako.
Alla fine la vidi cambiare colore. Aveva preso un colore cadaverico. Sembrava non respirare e tuttavia non si ribellava. Accettava inebriata la morte. Il mio piacere era alle stelle. Anche il suo. La mia e la sua ragione erano dileguate.
Di colpo ripresi possesso di me. Mi fermai.
E lei respirò finalmente. Tossì. Lentamente riprese colore…ritornò alla vita.
Sospirai di sollievo mentre osservavo stralunato le tracce rosse che le avevo lasciato sulla gola.

Da quel giorno l’istinto rimase sopito dentro di me come fuoco sotto la cenere.
Nicole aveva soffiato sulle ceneri ed il fuoco si era ravvivato e sotto la spinta di quel fuoco nero avevo preso a guardare video porno di asfissia con l’acqua.
Vedere corpi nudi, rotondi e lucidi di acqua era assai eccitante.
Ve n’era uno abbastanza animalesco, con una bella ragazza americana formosa.  Dai seni ampi e dalle natiche carnose e robuste, incatenata ad un giogo che le bloccava il collo e le braccia ed era sottoposta ad un getto d’acqua fredda e possente.
Quel corpo pieno, lucido e sodo, nel suo nudo quasi animale esposto alla violenza del getto d’acqua e alla conseguente asfissia che il getto freddo le procurava mi eccitò riportandomi ai pensieri di Ayako.
Mi ricordai di quella sera a Livorno che, mentre la penetravo, presi dal minibar una bottiglia di prosecco e senza nemmeno aprirla gliela infilai in culo con forza e cercai di nuovo di strozzarla.
Lei veniva a ripetizione e mi moriva fra le mani…

A quell’epoca avevo preso a frequentare un filosofo neoplatonico che si ispirava ad una repubblica teocratica sul modello di quella iraniana. Paul DiLio. Italo-americano. Aveva insegnato per alcuni anni filosofia greca e lingua greca e latina in varie università degli Stati Uniti.
Poi aveva deciso di trasferirsi in Italia, terra dei suoi avi.
Io e Paul parlavamo spesso di donne e spesso concludevamo che la teoria aristotelica per cui le donne non hanno anima fosse condivisibile.
Non era che non avessero anima. Non avevano l’anima logica. L’avevano solo sensitiva. “Uterina” la definivamo,  mentre l’uomo (il maschio) era un crocevia tra quella logica e sensitiva (i.e. “fallica”).
Che la donna si abbandonasse continuamente a quella uterina (dal momento che quella logica era tabula rasa) e si sottomettesse spesso all’archetipo dell’uomo bruto e animale, perché alla fin fine la donna stessa si riduceva a percepire il suo status archetipico di preda e merce di scambio, ce lo confermò un episodio che esasperò il povero Paul.

Paul era uscito una sera a cena con la classe a cui insegnava. Una classe di sole donne. Verso le una di notte quando le ragazze della classe erano piene di alcol (una costante delle donne anglosassoni è quella di distruggersi nell’alcol oltreché vestirsi come zoccole quando escono – notava Paul) Allison,  neozelandese,  conoscendo che Paul aveva un debole per Katharina, una ragazza di Innsbruck, esile e dai modi garbati e gentili, tettine piccole e aria da madonna, gli spiattellò in faccia che, quell’angelo che Paul aveva tanto idealizzato quasi fosse in agone poetico con Petrarca, in una discoteca di Firenze si era fatta scopare da due algerini e da un energumeno brasiliano tutto muscoli e cazzo.
La faccia di Paul deve averlo tradito perché Allison infierì descrivendogli i particolari:

-          Lui era alto enorme. Un vero energumeno. Avrà avuto trentasette, trentotto anni. Mentre ballava la prendeva per i fianchi la girava e si appoggiava il culo di lei sul cazzo. La sua amica, Claudia,  che viveva nello stesso appartamento con  Katharina, era disperata. Claudia conosceva il fidanzato di Katharina, erano amici. Non sapeva come fermarla. Lo sai che tutte le notti si portava a a casa un uomo diverso?...Claudia era imbarazzata…disperata direi.. Io non sono così. Io sono sentimentale…posso dare il mio corpo ad un uomo solo se lo amo. Non posso tradire così facilmente con un uomo il mio compagno…

-          Certo che son proprio tutte troie le donne! Ci son rimasto così male quando Allison me l’ha raccontato. Io ero innamorato di Katharina. La rispettavo. Ho titubato ad invitarla. Ero l’insegnante e lei la studentessa. Avevo, ho, rispetto per il ruolo che copro. La vedevo venire in classe stanca la mattina ed io ero dispiaciuto…e ora capisco perché era stanca…si era fatta trombare tutta la notte…ed io pensavo che …come ci sono rimasto male!…e pensare che io volevo invitarla a casa mia a mangiare u’ pulp’ affocat’ come facevano i miei nonni… - concluse Paul al colmo della disperazione mentre eravamo al self service per la pausa pranzo

-          Certo  che ti capisco Paul. Ci sono rimasto male anch’io che non c’entro niente, perché mi ricordo come me ne parlavi…ne parlavi ispirato…per te era una creatura angelica…

-          E invece è una troia!

-          Tutte le donne son troie Paul. Mai abbassare la guardia. A me Ayako mi ha sempre rispettato perché la prima volta che l’ho inculata l’ho fatto di forza e poi mentre la sodomizzavo le ho infilato il capo fra i libri della libreria del mio appartamento. Eppure mi rispettava . Anzi spesso si lamentava di un ragazzo che era innamorato di lei e diceva che era troppo sdolcinato, troppo gentile…lei preferiva uomini forti ed un po’ violenti…

-          Eh! – sospirò Paul – c’hai ragione…son proprio troie…


Il colloquio con Paul diede carburante alla mia perversione per lo hogtie: donne come carne, donne come scrofe. Null’altro doveva essere per me la donna.




Nessun commento:

Posta un commento