sabato 2 aprile 2011

LA FINE E' IL MIO INIZIO di Jo Baier




La fine è il mio inizio

REGIA: Jo Baier











ATTORI: Bruno Ganz, Elio Germano, Erika Pluhar, Andrea Osvart, Nicolò Fitz-William Lay


ORIGINALE: Das Ende ist mein Anfang


GENERE: Drammatico

DURATA: 98 min





Il padre, Tiziano Terzani (Bruno Ganz), sta per morire e chiama il figlio, Folco Terzani (Elio Germano), che vive a New York.

Il cerchio, Zen, della sua vita si sta per chiudere ed il figlio da New York si appresta ad andarlo a trovare in un piccolo paesino della Toscana (in alta montagna) dove il padre, dopo le cime dell’Himalaya, si è ritirato a vivere in attesa della morte a causa di un cancro.

Il primo incontro fra i due è sorprendente. Il padre dice di stare bene e che aspetta solo di abbandonare quel corpo che fa acqua da tutte le parti.

Finalmente il padre, che ha fatto sempre da ombra al figlio, e il figlio, il quale fin da piccolo è stato costretto a vivere nel’ombra del padre, hanno tempo per parlarsi e conoscersi. Il figlio deve fargli un’intervista per pubblicare il libro, che poi ha dato origine al film. Comincia con la domanda più diretta, con quella domanda che lo aveva fin ad allora trattenuto: è vero che ti sei abituato all’idea di morire?

Il padre gli risponde che in fondo la vecchiaia (e la malattia) lo ha preparato al distacco dal mondo ma non alla morte e che in verità la morte gli si prospetta come l’unica cosa nuova che la vita può riservargli. Prima la morte era una visione dell’orrore, ora invece si avvicina a quel momento a cuor leggero. Tutti sono morti prima di noi. Che c’è dunque di straordinario nel morire? La terra è un immenso cimitero sui cui la natura vive e fredda e indifferente (in senso molto leopardiano più che buddista). Ma per l’individuo nella morte non c’è un senso.

L’unico senso sono le visioni che a posteriori capisci che ti hanno accompagnato come grandi illusioni (leopardismo): il maggio ’68, la guerra del Vietnam, Hồ Chí Minh, Mao, il comunismo…


Questo è uno dei pochi film che mi ha fatto cambiare idea in corsa: da noioso ad angosciante a bello fino a divenire commovente. Sarà per il continuo confronto fra il corpo giovane del figlio, Folco, e quello cadente e rotto di Tiziano Terzani morente e la bellezza delle montagne e la serenità del paesaggio sullo sfondo, o per la serenità e la soavità della condizione della moglie Angela in confronto all’irruenza nera di Tiziano terzani, o ancora per l’apotropaico e costante ridere e scherzare sulla morte imminente che ti mette in uno stato di disagio e disappunto, perché magari hai un’idea più intimorente della morte?

Non lo so. Certo è un film che ti fa soffrire e non ti lascia sereno.

Nel film vi è uno stupendo Bruno Ganz che però doppiato perde fino al 60% ed un Elio Germano frenato e sacrificato, fino ad essere quasi irriconoscibile senza l’usuale irruenza ma che rivela un’inattesa profondità e fissità.

E' un film molto tedesco nel Konzept, con in mente uno stereotipo bertolucciano della Toscana. Una pellicola molto monologata che sfiora talora un pesante senso di mattone aggravato dalla severa linearità di ripresa e la concettuosità della storia. E tuttavia le immagini hanno una bellezza ed un’eleganza che alla fine ti conquista.

Ma sono soprattutto i dialoghi, il fascino profondo delle parole di Tiziano che rompono la tua diffidenza e ti tirano dentro il film.

E’ un film simile ad un reportage ma cinematografato che vive della magia e della forza filosofica dei monologhi buddisti sui quali Bruno Ganz (questo film senza di lui sarebbe stato ben poca cosa) costruisce il difficile ruolo di Tiziano Terzani.

Questo film è come la Śunyata buddista: un film fermo e senza azione al cui fondo non c’è nulla perché vi è il tutto.


Voto tre stelle e mezzo.

1 commento:

  1. FRASI DAl DAL FILM:

    1) [sui dottori]: sono degli idraulici. A loro interessa solo l'aspetto tecnico delle cose. A loro della persona non gliene importa niente.

    2) la battaglia del futuro sarà la battaglia contro tutte le economie che dominano la nostra vita

    3) vivi una vita per diventare qualcuno ma alla fine non sei nessuno

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