domenica 9 ottobre 2011

Dell'antipolitica, del popolaccio leopardiano a proposito di un articolo di Guido Rossi sul "Il Sole 24 Ore" di oggi


Apprezzo moltissimo gli articoli di Guido Rossi, la domenica, su "Il Sole 24 Ore". Sono talora degli articoli "visionari" (id est: creativi). In questo paese abbiamo bisogno di visionari, perché di senescenti ce n'è anche troppi.
Però questa volta mi trova in disaccordo. Per criticare una certa tendenza antipolitica che si respira oggi, cita il Leopardi che gli serve per accomunare classe dirigente e popolo (in quanto ovviamente la classe politica non sarebbe che lo specchio dello status del paese): " Le classi superiori d'Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico dei popolacci".

Ma perché, mi chiedo, quello che tutti ora chiamano antipolitica dev'essere per forza antipolitica, per il fatto di non riconoscersi più nel sistema attuale dei partiti?
Io, il Della Valle non lo conosco personalmente e dunque non posso giurare sull'uomo, ma non vedo perché, se ha comprato delle pagine a pagamento sui maggiori quotidiani italiani (lui che se lo può permettere) per esprimere il suo pensiero civile, si debba parlare di antipolitica e non di impegno civile? .
Voler insistere sul sistema dei partiti come l'unico modo di rappresentazione democratica questa sì che è cecità e inattualità. E' non volersi rendere conto che nella rete e nei sistemi di comunicazioni in generale è GIA' nato un modo di far politica diverso e più rappresentativo.
Si è imparato, in rete, a creare movimenti e gruppi di opinione creativi ed innovativi (ultimi casi: Adbuster.org, piratenpartei.de) che hanno finalmente strategie comunicative, aggregative e politiche basate su una visione rappresentativa più diretta e più vera: quella collettiva/globale. I leader, quando vi saranno e se vi saranno, nasceranno per una sorta di selezione naturale (e non professionale), ovvero in modo orizzontale e non verticale.

L'idea di Leopardi, citata da guido Rossi, potrà anche essere suggestiva ma è però inattuale.
Io, e come me molti altri, non mi riconosco nel "popolaccio", a meno che non, per "popolaccio", si intenda quella massa di abbrutiti che ogni mattina, onestamente e con gran senso di responsabilità, si alzano e vanno al proprio lavoro per una manciata di euro, con l'idea di dare il meglio per sé, per l'azienda per cui lavorano, e per il proprio paese infine. E se poi vi è un momento in cui qualcuno, di questo malfamato "popolaccio", decide di indignarsi e di rompere con l'inattuale sistema di rappresentazione fatiscente per cercarne uno più nuovo (creativo) e più rappresentativo, è allora antipolitica o impegno civile?
E' ovvio che non sarà il Leopardi, bontà sua, a poter dare delle risposte. Leopardi non conosceva i social media, la rete ed i nuovi mezzi di aggregazione che questi comportano. E comunque per quel che mi risulta, scrivendo in un linguaggio inattuale per i suoi tempi ha saputo produrre risposte che uscivano dalla conformità dei suoi tempi per travalicarli.


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