sabato 1 ottobre 2011

A DANGEROUS METHOD di David Cronenberg


A Dangerous Method

REGIA: David Cronenberg

ATTORI: Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sarah Gadon.

GENERE: Drammatico

DURATA: 93 min

Carl Gustav Jung è un giovane dottore ed è sposato con una donna estremamente ricca. E’ alla ricerca di una sua strada all’interno della nascente psicologia ma trova le teorie freudiane per il momento le uniche capaci di curare malati, in attesa di eleborarne una propria che permetta all’individuo di trovare in fondo al tunnel quello che da sempre aveva voluto essere.

Nell'ospedale Burgholzli in cui esercita la professione di psichiatra viene portata Sabina Spielrein in preda ad una crisi delirante ed ossessiva. Jung decide di curarla con il metodo nascente di Freud: scoprirà che Sabina ha vissuto un'infanzia in cui le violenze subite dal padre hanno condizionato la visione della sua sessualità, portandola a provare piacere ogni volta che viene umiliata e picchiata.

Freud, con il quale avrà un lungo colloquio nel suo modesto appartamento di Vienna, vedendo in Jung il suo degno successore, gli manderà come paziente lo psichiatra Otto Gross, tossicodipendente e seguace della massima di Oscar Wilde I can resist everything but temptation. Con Otto le parti si invertiranno. Saranno gli argomenti della dedizione al piacere di Otto a convincere Jung e non le terapie di Jung a sanare Otto. Spinto dalla morale perversa di Otto, Jung si invischierà in un’altrettanto perversa relazione di sesso ferocious con Sabina…

Gran parlare di questo film di Cronenberg ma a me è parso un film abbastanza modesto. Scontato talora.

Non vorrei dire un film manierato, che è una parola che ho forse usato troppo spesso, ma di sicuro è una continua ricerca del bel dipinto ad olio. Gli attori difatti più recitare stanno sempre in posa.

L’unico personaggio veramente credibile, vero e passionale è Sabina (Keira Knightley).

Brava Keira Knightley. Brava così non l’avevo mai vista. Ed è Keira Knightley. l’unica cosa che riesce, a mio avviso, a tenere insieme un film piuttosto slegato.

Un film che uccide la fantasia critica, perché è come un libro di John Le Carré, tutta superficie e nessuna profondità, nonostante l’apparente profondità dei dialoghi.

Una cosa però il film la conferma: gli psicologi/psichiatri possono forse curare gli altri ma sono incapaci di curare se stessi.

Voto: tre stelle.

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