domenica 7 aprile 2013

(Microracconto) Io mi chiamo M.



Io sono il Professor M. In Italiano M. è ambiguo E poi Nomen Omen.
M. mi ha ossessionato tutta la vita. Io vengo da un’importante famiglia milanese. I signori M. Che però non significa Milano. A scuola tutti mi prendevano in giro perché mi chiamo M. Anche mio padre lo prendevano in giro perché si chiamava M. E anche mio nonno e il nonno del mio nonno…Insomma noi siamo proprio una famiglia di M.
Mio padre parlava tre lingue. Io parlo italiano ma capisco solo l’inglese.
Io ho la stessa età di Mick Jagger ma sembro suo nonno. Sarà per l’effetto M. che mi porto addosso?
Noi a Milano abbiamo una casa grande. Ora ho comprato anche delle ville. Eppoi mi sono insediato alla Bocconi.
Ma non mi bastava. Noi M. dilaghiamo. Abbiamo bisogno di stenderci dovunque. Siamo fluidi quasi diarroici. E allora i fratelli della loggia M. mi hanno messo a Palazzo Grigi. Nel centro di Roma. Avevo bisogno di invadere. Invadere. Spandermi dovunque. Appestare.
A palazzo Grigi faccio il primo ministro. Il lavoro più consono per noi M.
O meglio, lì faccio il fantoccio. Faccio quello che i fratelli della loggia M. mi dicono di fare. Noi M. non pensiamo. Noi M. obbediamo e ci espandiamo.
Però guadagno tanto.
Ho studiato alla contea di Nottingham. Lì sono diventato professore di economia.
Ho imparato a prendere, prendere e prendere. Nella famiglia M. quanto più prendi più espelli. E’ nella nostra natura.
Si dice che c’è gente che si uccide perché li avrei ridotti in mutande. Mi dispiace. Non posso farci niente. Io sono il signor M. Nomen Omen.
Dove passo io nemmeno l’erba cresce più.
Non ricordo ma mi pare che a scuola mi avessero insegnato che c’era un altro, che dove passava lui non cresceva più l’erba. Non ricordo il nome. Ma di sicuro non cominciava per M.



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