Per intensità e sacralità pasoliniano, per i sussurri, i temporali improvvisi in sottofondo e livello onirico è il film dei Taviani.
Un Gomorrah shakespeariano messo magistralmente in scena rifacendosi alle origini del tema centrale del cinema neorealista: la scelta del dialetto come lingua degna del cinema italiano.
I fratelli Taviani hanno davvero cambiato stile. Sono divenuti meno ciarposi e polverosi di vetusta storia ottocentesca per farsi moderni, attuali, glocali e hanno confezionato un prodotto mainstream di alto livello stilistico (ma senza indulgere allo stile di per sé) rimanendo nelle migliori tradizioni del cinema italiano (quello di Pasolini), coniugando perfettamente lo stile al ritmo e a una storia di attesa sofferenza paura odio angoscia e speranza nelle vite degli attori della compagnia di teatro del carcere di Rebibbia che porta in scena il”Giulio Cesare” di Shakespeare.
Un film esistenzialista come non se ne vedeva da tempo.
Certo non è un film per tutti.
Voto: 4 stelle
Nessun commento:
Posta un commento