Questo è
il paese dell’acqua. Una volta c’era il sole e la gente rideva. Ora non più.
Ora
piove.
Piove.
Piove
tutti i giorni. Piove e la gente non ride più. Hanno facce tristi e depresse.
Senza colore. Forse anche senza odore.
E piove.
E’ maggio
e piove.
Vorrei
vivere in un paese dove non si debba mai lavorare. Dove la radice della parola
lavoro, labor, è sconosciuta. Dove
c’è sempre gioia e la carne non si disfa. Dove si muoia circondati da gioia
come quando si nasce.
Piove.
Leggo
“Libero” l’unico giornale veramente di
sinistra anche se è di destra.
Leggo
“Libero” fra una tazza di caffè e l’altra, alla libreria Edison di piazza della
Repubblica e guardo fuori la pioggia.
Ma che
mese è? Che anno è? Che stagione è?
C’è una
gran confusione in giro. Piero Fassino, sindaco di Torino, celebrerà il
matrimonio di un ex brigatista. “Libero” lo critica. E perché un ex brigatista
non ha il diritto di sposarsi? Ha ucciso è vero. Teniamolo in galera allora. Ma
perché non dovrebbe sposarsi?
Monti dà
i soldi alle imprese che avanzano crediti dallo Stato. Vanteranno una
certificazione e potranno chiedere liquidità alla banca.
Ma sarà
una liquidità pro-soluto o pro-solvendo? domanda un imprenditore. Bella
domanda…quale sarà la soluzione?
Ho
bisogno di un altro caffè.
Il PDL è
allo sbando.
Decido per
un cappuccino. Il barista mi dice che la libreria Edison chiuderà. Vi aprirà,
si dice, un negozio di Abercrombie & Fitch.
- Ma non
erano finiti i tempi del Global? Non si parlava ora di Glocalizing? – gli
rispondo
- Forse il meccanismo non è ancora perfetto ed il Global è ancora più trendy che il Local in questo paese della pioggia dove ormai i cittadini non ridono più. E’ un paese senza umanesimo. Un paese di vecchi disumani al potere, dove i giovani vengono condannati a una vita senza futuro perché i vecchioni del potere glielo succhiano via dalla loro vita inutile – mi risponde
- Forse il meccanismo non è ancora perfetto ed il Global è ancora più trendy che il Local in questo paese della pioggia dove ormai i cittadini non ridono più. E’ un paese senza umanesimo. Un paese di vecchi disumani al potere, dove i giovani vengono condannati a una vita senza futuro perché i vecchioni del potere glielo succhiano via dalla loro vita inutile – mi risponde
Tu sei
laureato?– gli domando
Sì. In
filosofia -
* * *
Ritorno
al mio tavolo con il cappuccino e penso che vorrei innamorarmi ma vorrei
innamorarmi di una ragazza giovane e vorrei che anche lei si innamorasse di me.
Bevo un
sorso. La mente è più chiara. Per questo sono solo: non riesco ad innamorarmi di
nessuna donna della mia età e nessuna ragazza giovane si innamora di me.
Le donne
della mia età non le voglio. Con le loro rughe e i segni del tempo mi gettano
in faccia la mia vecchiaia. Sono uno specchio della carne. Non mi piace guardarmi
in quello specchio. Non voglio guardare in quello specchio la mia carne in
decomposizione.
Ieri una
signora giapponese al mio ufficio marketing ha voluto farsi una foto con me.
-
Bello! Bello! – diceva
guardando la foto e non me
Ultimamente
non mi piaccio. Mi odio. Sono ingrassato a causa della malattia. Non mi
piaccio. Ma in quella foto ammetto che non ero male sebbene sempre troppo
grasso ai miei occhi.
Poi però
la signora giapponese ha visto una mia foto del 2006. Mi ha guardato. Ha
guardato la foto. Mi ha guardato di nuovo e ha guardato di nuovo la foto.
-
Tu sei quello? – mi ha
chiesto
-
Sì – ho risposto – nel
2006
-
Quale preferisce – ha
domandato una collega – quello del 2006 o quello di oggi?
La
signora giapponese ha taciuto un po’ delusa da quello presente e infatuata di
quello del 2006.
-
Belli! Belli tutt’ e
due! – ha concluso salomonicamente
-
Io preferisco quello
di ora – ha detto la collega
* * *
Smetto di
leggere il giornale. Accendo il notebook e vado sul muro di Facebook. Un’amica vi
ha scritto:
Uno dei momenti più intensi della nostra – e altrui vita è
quando la pupilla diventa calamita
Penso che
davvero mi manca quel momento in cui gli occhi diventano una calamita alla
quale non puoi più sfuggire. E gli occhi diventano il centro del mondo. E la
tua testa gira. E il mondo attorno svanisce. E non vedi che quegli occhi. Occhi
grandi. Occhi mondo. Occhi inferno. Occhi paradiso.
Con
quegli occhi potrei vincere questa pioggia. Lo so. Con quegli occhi potrei
ritrovare la felicità e riconquistare il mondo. Potrei trovare la via di casa
come Ulisse e uscire da questo perenne viaggio che non porta da nessuna parte.
Una vita
senza via d’uscita.
Spero
solo che la pena faccia parte del processo redentivo.
* * *
Da Alessandro, il mio parrucchiere, due
giorni fa ho visto però una bella donna sulla cinquantina. Brasiliana. Aveva lo
sguardo giovane. Lo sguardo di una che pensa al futuro e mai al passato. Ecco
quello sguardo poteva interessarmi.
-
E’ single – mi ha detto Alessandro
-
Io sono aperto a tutto – gli ho risposto
-
Si dice che fosse una ballerina di night
ma è stata la madre migliore del mondo
-
A volte si fanno dei lavori che non si
vorrebbero fare ma non significa che si è quel lavoro
-
Pensa che ha cominciato a venire da me
quando io lavoravo da ragazzo di bottega molto prima che mi mettessi in
proprio. Veniva con certe minigonne…non so proprio come non ho fatto a
diventare cieco…
Quello sguardo verso il futuro non lo
posso dimenticare. Quando rideva era un po’ volgare. L’ho sentita ridere con
quel modo da battona. E quello mi ha eccitato. Le donne volgari mi hanno sempre
fatto paura ma mi hanno sempre eccitato.
Le donne volgari sono indipendenti e
difficili da controllare. Sono un po’ maschie.
Forse per quello mi fanno paura.
Mi piacerebbe parlarle. Mi piacerebbe
carpirle l’incorporeo che sta a fondamento di lei.
Se afferri l’incorporeo afferri tutta la
persona. La domini. La “vincoli” avrebbe detto Giordano Bruno.
Sono sicuro che anche lei sente il tempo
che passa e lo soffre.
Una donna lo soffre più di un uomo.
Ma il suo sguardo mirava al futuro però.
Lo ricordo bene. Non era lo sguardo di chi guarda indietro nostalgico. Ci vuole
uno sguardo così per vincere questa pioggia e il dolore che si porta dietro.
Quando
nel passato ero attratto da una donna pensavo sempre e solo a ficcarmela.
Ora
invece no. Ora penso a quello sguardo rivolto al futuro. Forse è un modo più
sofisticato e raffinato che solo l’età ti concede per distacco dalla tempesta
ormonale che ti rende animale in gioventù.
Mi è
rimasto il desiderio di guardarli da vicino quegli occhi senza passato e quel
desiderio si è confuso con la pioggia che cadeva fuori oltre le ampie vetrine
che danno sulla piazza. E senza una risposta ha continuato fino a svanire
liquido e definitivamente, quasi fosse un essere mai nato perché ciò-che-non-è non abbia mai causa.